F1, Morosini in pista: Massimo Rivola da Ferrari ad Aprilia, l’inizio di un esodo?

Massimo Rivola, ex direttore sportivo Ferrari, responsabile della Ferrari Driver Academy e presidente di Scuderia Ferrari Club ha lasciato la Gestione sportiva di Maranello e si è trasferito all’Aprilia. L’analisi di Nestore Morosini.
Monza Gran premio d Italia Box Ferrari - foto d’archivio
Monza Gran premio d Italia Box Ferrari – foto d’archivio Fabrizio Radaelli

Massimo Rivola, ex direttore sportivo Ferrari, responsabile della Ferrari Driver Academy e presidente di Scuderia Ferrari Club ha lasciato la Gestione sportiva di Maranello e si è trasferito all’Aprilia come responsabile dell’attività sportiva del team che gareggia, con Iannone, in MotoGP.

Massimo Rivola, dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Bologna nel 1996, nel 1998 ha iniziato a lavorare in Formula 1 per la Minardi, nell’Ufficio Marketing, diventandone il Direttore Sportivo e Team Manager a partire dal 2005, ruolo che ricoprì anche dal 2006 al 2008 in Toro Rosso. Nel 2009 approdò in Ferrari dove fino al 2015 ha ricoperto il ruolo di Direttore Sportivo prima di diventare responsabile della Ferrari Driver Academy, nel 2016.

L’addio di Rivola, di per sé, non costituirebbe grossa sorpresa anche perché col passaggio di Charles Leclerc prima alla Sauber Alfa Romeo e oggi alla Ferrari con Vettel, potrebbe voler dire un minore impegno dell’azienda di Maranello nel settore dei giovani piloti. Questo se, fra i sussurri del Circus della formula 1, non fosse corsa anche la voce di un altro, e molto più importante addio: quello di Mattia Binotto, oggi direttore tecnico della squadra Ferrari, che avrebbe ricevuto pressanti, e interessanti, offerte dalla Mercedes.

Ma perché Binotto potrebbe lasciare la Ferrari in cui lavora da vent’anni? Perché, come scrive il collega britannico Mark Hughes sulle pagine di “Motorsport Magazine”, l’ingegner motorista di Maranello aveva ricevuto una promessa da parte di Sergio Marchionne di diventare Team Principal della squadra. Evidentemente, Marchionne pensava che al vertice di una gestione sportiva ci dovesse stare un uomo delle corse, come lo fu Jean Todt ai tempi di Montezemolo e Schumacher. La morte di Marchionne deve aver cambiato la strategia del nuovo presidente della Ferrari, la conferma di Maurizio Arrivabene lasciava la promozione di Binotto rinviata a data da destinarsi. Solo Charles Leclerc, in fin dei conti, seguiva la traccia che il fu presidente aveva dato: inserirlo in squadra nel 2019 al fianco di Vettel. La mancata promozione starebbe inducendo Binotto a lasciare la Ferrai per passare alla Mercedes. Con grande nocumento per la squadra di Maranello. Perché?

Perché Mattia Binotto è la “cassaforte” dei segreti motoristici della Ferrari, è uomo intelligente e molto capace quindi in gradi di suggerire al reparto corse tedesco i dispositivi adatti a migliorare le prestazioni delle power unit. Che, non dimentichiamolo, a metà campionato (Germania, Belgio e Monza) quelle della Ferrari avevano circa 40 cavalli in più dato proprio dalla parte elettrica. Insomma, se Binotto dovesse lasciare la Ferrari, Arrivabene si troverebbe senza cervello motoristico. Quindi la Scuderia dovrebbe ricominciare il lavoro con qualche altro ingegnere motorista, sempre che in giro ce ne siano, e personalmente ci credo poco, del valore di Mattia Binotto.

Un ventina di giorni fa, quando cominciarono i “sussurri”, Maurizio Arrivabene ha parlato in maniera precisa proprio della situazione di Binotto: “Chiariamolo subito, una volta per tutte. Sono fake news messe in giro ad arte per destabilizzare il team: quest’anno è successo spesso, per creare problemi dove non ci sono. Mi rifiuto assolutamente di commentarle”.

Vedremo, dunque quel che accadrà nelle prossime ore. Nel frattempo ad Abu Dhabi le squadre provano le gomme Pirelli per il 2019: e a guidare la Ferrari c’è Charles Leclerc.