F1, Morosini in pista: Hamilton sbaglia un rigore e rinvia il Mondiale, negli Usa torna a vincere Raikkonen

Lewis Hamilton deve rinviare al GP del Messico la festa per la vittoria del quinto titolo mondiale che contava di celebrare nel GP USA. Ad Austin invece è tornato alla vittoria Kimi Raikkonen. L’analisi di Nestore Morosini.
Monza Gran premio 2018 Kimi Raikkonen
Monza Gran premio 2018 Kimi Raikkonen Fabrizio Radaelli

Lewis Hamilton deve rinviare al GP del Messico la festa per la vittoria del quinto titolo mondiale che contava di celebrare nel GP USA di Austin. Ha sbagliato un calcio di rigore quando a pochi chilometri dal traguardo ha sbagliato l’attacco a Kimi Raikkonen, che stava difendendo il primato con i denti, ed è uscito sulla via di fuga lasciando poi la vittoria al pilota della Ferrari e il secondo posto a Max Verstappen.
Ma anche Vettel ha commesso un errore, fatto ormai per lui abituale, all’inizio della corsa: ha cercato di rintuzzare l’attacco di Ricciardo portandolo verso l’esterno, le ruote della Ferrari hanno toccato la Red Bull e Vettel si è girato. Avrebbe potuto vincere la gara, perché poi il tedesco ha dimostrato di essere in buona giornata con una macchina che, dopo le impasse dei precedenti due gran premi, sembra essere tornata al livello del pre-Monza. Nel finale ha superato Bottas per il quarto posto con un sorpasso da manuale. Purtroppo, a questo punto del mondiale, inutile.


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Dopo cinque anni, Raikkonen torna alla vittoria. E viene da pensare alla gestione piloti fatta dalla Ferrari. Il fatto che Raikkonen non ci fosse mai nei momenti importanti, aveva suscitato più di una perplessità sul suo effettivo grado di rendimento. E la squadra, scegliendo una riconferma triennale (forse eccessiva) per Vettel e il passaggio del finlandese all’Alfa Sauber, aveva confortato questa impressione dando, però, probabilmente un colpo al morale di Kimi.

Che Raikkonen, quando le cose vanno tutte bene, sia in grado di vincere lo ha dimostrato nel GP USA, forse il più bello della stagione per le vicissitudini che lo hanno caratterizzato. E se Kimi è ancora in grado di vincere perché la Ferrari, nel corso del campionato, lo ha messo costantemente agli ordini di Vettel? Se proprio Arrivabene voleva considerare, o per decisione o per contratto, Sebastian come prima guida avrebbe dovuto consentire a Raikkonen le chances necessarie per tentare di battere la Mercedes nel mondiale costruttori. Voglio dire, che quel che è sembrato fino ad Austin il rendimento di Raikkonen, nel GP degli USA il pilota finlandese ricaccia le perplessità (mie comprese) espresse da molti critici e dà ragione ai suoi tifosi, incrollabili nel sostenerlo. C’è un lato positivo nel destino di Kimi, quello di portare la Sauber ad alto livello: non c’è dubbio che se lui a 39 anni suonati sarà ancora quello di Austin, la scuderia svizzera nel 2019 farà un bel salto in avanti.

Dicevo che Hamilton ha sbagliato, mi si passi il termine calcistico, un calcio di rigore. Era secondo dopo uno straordinario duello con Max Verstappen, con Vettel quinto: quindi campione del mondo in pectore a tre giri dalla fine. Ha cercato l’attacco per la vittoria e la sicurezza del titolo, ma ha trovato un “portiere” in grande forma: Verstappen ha parato, poi ha incrociato, ha riperso la leadership per mezza macchina il comando, ha parato incrociando ancora e Lewis è finito sulla via di fuga mandando a monte la festa. Meglio un uovo oggi e la gallina domani, si deve esser detto. E ha tirato su il piede pensando al Messico.

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