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Star, venerdì un nuovo incontro per definire il futuro

Il futuro della Star di Agrate potrebbe chiarirsi venerdì quando è fissato un nuovo incontro per parlare del piano dell’azienda che prevede il taglio di 65 posti entro il 2019 e investimenti per 25 milioni
La Star di Agrate Brianza
La Star di Agrate Brianza

Vertenza Star, nessun punto di arrivo, semmai una ripartenza. L’incontro avvenuto lunedì scorso al Ministero dello Sviluppo economico non traccia punti fermi nella trattativa Star ma ne rilancia la discussione, dopo settimane di mobilitazione dei lavoratori e di stallo nel confronto tra le parti. L’agenda è aggiornata a venerdì prossimo 18 marzo, in Regione Lombardia, quando all’ordine del giorno sarà il piano industriale ‘Star Reborn’, che i sindacati intendono decostruire a cominciare da quei 35 esuberi previsti da subito. Infatti, secondo la strategia annunciata a febbraio dalla proprietà spagnola GBFood, la rinascita dello storico sito di via Matteotti dovrebbe attuarsi in quattro anni, con 25 milioni di euro di investimento per la ripresa e però con l’esodo di 65 lavoratori, 35 dei quali in uscita già nel 2016. Una proposta di ristrutturazione che ha ricevuto l’immediato e sonoro no dei sindacati, ribadito anche lunedì, alla presenza dei funzionari di governo e di Regione Lombardia, del management italiano di Star e dei rappresentanti di Confindustria.

«Non abbiamo risolto nulla –ha spiegato Matteo Casiraghi, Flai Cgil, lunedì, subito dopo l’incontro- ma abbiamo stabilito di entrare nel merito del piano industriale, e lo faremo nel prossimo incontro. Il nostro punto fermo è che non si parta dai 35 esuberi, questo è il primo nodo da sciogliere». La discussione si sposterà da Roma a Milano, dunque. «Poco interessa il luogo –ha continuato Casiraghi- Il passaggio importante è rimettere in discussione il piano industriale. Grazie al pressing prodotto dalle molteplici iniziative dei lavoratori e grazie all’impegno dimostrato da Regione Lombardia, in sintonia con il governo, il 18 marzo potremo affrontare il tema con chiarezza ed entrare nel merito di questo piano industriale, che presenta certamente più luci che ombre».

Un chiaroscuro che tra otto giorni sarà passato al setaccio e che sarà al vaglio di prospettive sicuramente differenti se non totalmente contrapposte. I sindacati punteranno a sgombrare il campo dagli esuberi e a ricollocare al centro la salvaguardia occupazionale, prima e accanto a ogni altro ragionamento di rilancio. Si vedrà allora se l’azienda deciderà di difendere a tutto campo lo “Star Reborn” già presentato, un mese fa esatto, direttamente a Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, e andare così allo scontro diretto con i rappresentanti sindacali o se proverà a smussare gli angoli, a cominciare dagli esuberi.

Nel frattempo, sta proseguendo il nuovo ciclo di cassa integrazione avviato ai primi di febbraio, senza soluzione di continuità con il precedente in corso dall’autunno, con il risultato di acuire ulteriormente, anche per accumulo, le sofferenze inflitte ai salari. Sono 180 i lavoratori, quasi la totalità degli occupati, coinvolti dalla manovra sino alla fine di aprile. A motivare la cassa, un calo di produzione che si protrae dalla scorsa estate e che non accenna a risolversi. Si tratta dell’ennesima procedura di ammortizzazione, in alternanza tra micromobilità e altra cassa, che i sindacati collocano all’interno di un progressivo svuotamento del sito in atto da dieci anni. Il timore diffuso è che, al netto delle dichiarazioni d’intenti della proprietà sul ruolo strategico e irrinunciabile del sito agratese, GBFood punti a mantenere lo storico brand Star riducendo al lumicino la produzione e i costi in Italia.