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Sciopero dei commercialisti anche a Monza: «Troppa burocrazia inutile»

Eccesso di burocrazia, adempimenti inutili, scadenza concomitanti: sono questi i motivi che hanno spinto, mercoledì, i commercialisti allo sciopero. Il primo della loro storia. In contemporanea con la manifestazione di Roma, anche a Monza c’è stato un presidio sotto l’arengario.
I commercialisti che incrociano le braccia davanti all’arengario
I commercialisti che incrociano le braccia davanti all’arengario Foto Radaelli

Sovraccarico di scadenze concomitanti che creano una mole di lavoro per la categoria al limite della sopportazione; eccesso di burocrazia e di adempimenti considerati inutili; provvedimenti normativi che penalizzano il loro ruolo. Sono questi i motivi alla base dello sciopero dei commercialisti andato in scena ieri a Roma. Un evento a suo modo storico visto che per la prima volta nella storia i commercialisti hanno incrociato le braccia. L’iniziativa è stata promossa sono state le sette sigle sindacali di categoria, Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico; la proposta è stata supportata anche dal Consiglio nazionale dei dottori Commercialisti (Anc). Anche a Monza c’è stata una mobilitazione con un flash-mob che ha coinvolto una cinquantina di iscritti all’ordine dei commercialisti di Monza e Brianza (1.600 quelli iscritti), che si sono dati appuntamento in tarda mattinata sotto le volte dell’arengario.

«Per la prima volta incrociamo le braccia – commenta Federico Ratti, presidente in pectore dell’ordine che prenderà a gennaio, in maniera ufficiale, il posto di Gilberto Gelosa -. Perché troppa burocrazia è stata riversato dallo Stato su di noi. Bastano due dati ufficiali a certificare la nostra posizione critica: uno studio dell’Ocse ha certificato che lo stato italiano risparmia ogni anno 2 miliardi di euro di costi di funzionamento. Il problema è che ribalta queste minori spese sulle categorie intermedie come la nostra. Noi commercialisti siamo diventati una parte non ufficiale dell’amministrazione dello Stato».