Reddito di cittadinanza, in Brianza boom di richieste al Caaf per avere l’Isee

In attesa del reddito di cittadinanza, in Brianza boom di richieste al Caaf della Cisl per compilare il documento in vista della domanda per avere il sostegno.
Monza Caaf Cisl
Monza Caaf Cisl Fabrizio Radaelli

«Ogni giorno vengono cinque o sei persone in più rispetto all’anno scorso per chiedere l’Isee in vista del Reddito di cittadinanza». Il sostegno alle famiglie povere (che include un patto per l’occupazione) previsto dal Governo della triade Conte-Di Maio-Salvini ha aumentato il lavoro del Caaf Cisl Monza Brianza Lecco. Lo conferma Silvia Magni, responsabile della struttura sindacale che fa fronte quotidianamente alle richieste degli utenti brianzoli, a Monza ma soprattutto nel resto della provincia: Carate, Seregno, Desio. Difficile sapere quante sono le famiglie brianzole potenzialmente interessate alle opportunità previste nel decreto legge varato dall’esecutivo. Secondo una stima de “Il Sole 24 ore” sarebbero 20.500, numero corrispondente alla platea dei disoccupati o persone che comunque hanno un Isee inferiore a 9mila euro nella provincia di Monza. Una cifra che lascia la Brianza al posto numero 101 (su 110) della classifica delle province che potranno usufruire della misura.


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Numeri che sono comunque delle stime, per rendere più precise le quali occorrerebbe per lo meno tenere conto anche degli altri requisiti previsti. Per ottenere il Reddito di cittadinanza occorre, ad esempio, che il patrimonio immobiliare (diverso dall’abitazione) non superi i 30mila euro, che non si posseggano più di 6mila euro a persona in titoli a conti correnti (che diventano 8mila per due) che il reddito familiare ai fini Isee sia inferiore a 6mila euro se si possiede l’abitazione, a 9.360 se si è in affitto. Non si possono neanche avere da poco auto sopra una certa cilindrata. Dal punto di vista operativo, poi, si è in attesa di indicazioni da parte dell’esecutivo ma intanto si cominciano a fare ipotesi su come si potrà procedere.

«Dal punto di vista della procedura di presa in carico dell’utente – spiega Stefania Croci, direttrice dell’area lavoro dell’Afol (Agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro) Monza Brianza – riteniamo probabile che si attiveranno modalità simili a quelle già in essere per i destinatari del Reddito di Inclusione (Rei), che i nostri Centri per l’impiego ben conoscono, poiché è attivo da anni sul territorio brianzolo».

Il sistema introdotto dal centrosinistra per venire incontro alle esigenze dei più poveri coinvolge una serie di attori ( servizi sociali, scuole, enti no profit e altri) tra cui, appunto, i Centri per l’impiego che, nella zona di Monza l’anno scorso hanno attivato 50 iniziative in favore di 234 utenti da inserire nel mondo del lavoro.

«Ci aspettiamo – continua Croci – che le nuove procedure per il reddito di cittadinanza possano dare continuità a un modello di relazione con gli enti del territorio già ampiamente sperimentato e che possa essere sinergica all’azione di potenziamento dei Centri per l’impiego come previsto dalla Legge Finanziaria».

Nel 2017 i quattro Centri per l’impiego della Brianza (Monza, Seregno, Vimercate, Cesano Maderno) hanno avuto a che fare con 40mila persone. Oltre 21mila hanno dichiarato la loro disponibilità al lavoro, 11mila hanno chiesto aiuto per la dichiarazione necessaria per ottenere lo stato di disoccupazione, 8.500 hanno scelto le strutture Afol per il patto di servizio, finalizzato all’inserimento lavorativo o alla formazione.

I Centri per l’impiego avranno un ruolo importante nella realizzazione del Reddito di cittadinanza, nell’attivazione del patto per il lavoro per chi ne usufruirà, e proprio le persone che erano già in contatto con gli sportelli perchè destinatari del Rei sono state le prime a chiedere informazioni sul nuovo meccanismo introdotto dal Governo. Secondo alcuni, d’altra parte, invece che sostituire il Reddito di inclusione il Governo avrebbe dovuto potenziarlo. Per l’Afol brianzola (che conta 148 lavoratori) c’è ancora una questione in sospeso, legata al suo status di azienda speciale della Provincia. In estate la Regione ha modificato la legge sul mercato del lavoro confermando il ruolo delle Province. Resta il tema dei fondi: «Afol -dice Tania Goldonetto, Funzione pubblica Cgil- è partecipata al 100 per cento dalla Provincia, ma i rapporti di lavoro dei dipendenti sono di natura privata». La legge di bilancio 2017 faceva riferimento a fondi solo per i dipendenti pubblici e si era posto il problema di come garantire uno stipendio ai lavoratori Afol. La Regione li ha garantiti fino a dicembre 2018: «Ora -continua Goldonetto- il problema potrebbe ripresentarsi».

«Ci hanno detto che non ci sono problemi per la partenza 2019 – spiega Pippo Leone della Cisl – Ma non c’è ancora una soluzione definitiva».