Powered by

Nuovo presidio a Sovico dei lavoratori Canali: «Non ci arrendiamo»

Nuova manifestazione dei lavoratori della Canali di Sovico dopo l’annuncio di chiusura della produzione: presidio della mattina di lunedì 20 novembre. «Non ci arrendiamo».
Presidio alla Canali di Sovico
Presidio alla Canali di Sovico Elisabetta Pioltelli

Presidio di un’ottantina di lavoratori di fronte al quartier generale dell’azienda Canali, a Sovico. Le organizzazioni sindacali Filctem Cgil e Femca Cisl unitamente alle rsu aziendali hanno manifestato lunedì 20 novembre, dalle 12.30 alle 14.30 davanti ai cancelli della sede di viale Lombardia con striscioni e bandiere per sostenere i lavoratori “visto il permanere dell’indisponibilità da parte dell’azienda al ritiro della procedura di licenziamento dei 134 dipendenti e a quella di attivare un tavolo sindacale, per un confronto sul problema occupazionale”.

LEGGI l’annuncio della chiusura

Il percorso di mobilitazione e di lotta ha quindi portato al presidio pacifico ed autorizzato di lunedì 20 di fronte alla principale sede brianzola dell’azienda specialista in capi sartoriali di lusso ed è prevista un’ulteriore iniziativa di mobilitazione con un volantinaggio che si effettuerà sabato prossimo di fronte ad uno show room di Milano.

Canali a metà ottobre ha comunicato come noto la chiusura, prospettata a fine anno, del sito produttivo di Carate Brianza. Per i 134 lavoratori, di cui 130 donne, si profila così il licenziamento nonostante nell’ultimo anno, proprio per evitare questo epilogo, i dipendenti avessero firmato i contratti di solidarietà riducendosi drasticamente le ore lavorative. Ma tutto ciò evidentemente non è bastato.

LEGGI il confronto in Regione

«Non vogliamo arrenderci, crediamo ancora e nonostante la totale mancanza di confronto da parte dell’Azienda, che ci possano essere spirargli, una mediazione, per evitare la chiusura dello stabilimento- afferma Rosanna Tremolada, Rsu Cgil- la chiusura dello stabilimento di Carate ci è stata comunicata a sorpresa, è stato un fulmine a ciel sereno nonostante Canali avesse prospettato alle lavoratrici un futuro ben diverso. Si tratta di una decisione che ha un forte impatto sociale negativo: sui lavoratori, per lo più donne, sulle famiglie coinvolte e sul territorio». I manifestanti hanno puntato il dito in particolare sui contestati metodi comunicativi dell’azienda. «Non ci saremmo mai aspettati questa decisione, ma fa ancora più male perché ci sentiamo illuse – affermano alcune lavoratrici – l’azienda ad oggi non vuole aprire tavoli di confronto. Non ci saremmo mai aspettate un comportamento simile».