Alla palestra in streaming si può pensare, per le piscine ovviamente non è una soluzione percorribile se non per la preparazione atletica. Ed è quello che in tanti hanno fatto. Ma la proroga delle chiusure di palestre e piscine, previste anche ne nuovo dpcm, fino al 5 marzo aggrava lo stato di grande sofferenza del comparto secondo l’analisi di Arisa (l’Associazione regionale delle imprese del settore (aderente alla Confcommercio milanese).
Secondo i dati di Arisa la Lombardia “era” la regione che, da sola, rappresentava il 37% delle imprese operanti nel fitness con più di 25 mila tra centri benessere e palestre (su un totale nazionale di 70mila nell’era preCovid). E solo nella Città Metropolitana di Milano, nel 2019, si contavano 5.200 attività con 17.000 addetti.
«Andando avanti così – dichiara il direttore di Arisa Paolo Uniti – stimiamo che i bilanci del 35% delle imprese sono a forte rischio e molte di esse non riusciranno ad arrivare a primavera. Con pesantissime ripercussioni anche in termini occupazionali».
Soffrono gli impianti natatori. «Ancora più drammatica la situazione delle oltre 1.000 piscine lombarde – afferma Angelo Gnerre, delegato per il settore impianti natatori – e uso come metafora la scala Richter per i terremoti: la magnitudo di riferimento per le piscine sarebbe 10 con un conseguente tsunami per i bilanci delle nostre aziende 2021: le proiezioni più ottimistiche ci fanno stimare un calo del 50% con possibili ripercussioni anche nel 2022».