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Nuovo dpcm, palestre e piscine ancora chiuse: «Il 35% rischia di non arrivare a primavera»

La proroga delle chiusure, previste anche nel nuovo dpcm, fino al 5 marzo aggrava lo stato di grande sofferenza di palestre e piscine. Lo studio dell’associazione Arisa dice che il 35% rischia di chiudere.
Sanificazione in palestra, ma da novembre 2020 sono chiuse come le piscine
Sanificazione in palestra, ma da novembre 2020 sono chiuse come le piscine

Alla palestra in streaming si può pensare, per le piscine ovviamente non è una soluzione percorribile se non per la preparazione atletica. Ed è quello che in tanti hanno fatto. Ma la proroga delle chiusure di palestre e piscine, previste anche ne nuovo dpcm, fino al 5 marzo aggrava lo stato di grande sofferenza del comparto secondo l’analisi di Arisa (l’Associazione regionale delle imprese del settore (aderente alla Confcommercio milanese).

Secondo i dati di Arisa la Lombardia “era” la regione che, da sola, rappresentava il 37% delle imprese operanti nel fitness con più di 25 mila tra centri benessere e palestre (su un totale nazionale di 70mila nell’era preCovid). E solo nella Città Metropolitana di Milano, nel 2019, si contavano 5.200 attività con 17.000 addetti.

«Andando avanti così – dichiara il direttore di Arisa Paolo Uniti – stimiamo che i bilanci del 35% delle imprese sono a forte rischio e molte di esse non riusciranno ad arrivare a primavera. Con pesantissime ripercussioni anche in termini occupazionali».

Soffrono gli impianti natatori. «Ancora più drammatica la situazione delle oltre 1.000 piscine lombarde – afferma Angelo Gnerre, delegato per il settore impianti natatori – e uso come metafora la scala Richter per i terremoti: la magnitudo di riferimento per le piscine sarebbe 10 con un conseguente tsunami per i bilanci delle nostre aziende 2021: le proiezioni più ottimistiche ci fanno stimare un calo del 50% con possibili ripercussioni anche nel 2022».