Monza: la cassa integrazione va a rilento, tasche ancora vuote per molti lavoratori

Procedure a rilento per la cassa integrazione, soprattutto per quella in deroga. La Regione sta completando l’emissione dei decreti per farla pagare ma molti lavoratori non hanno ancora visto un euro. I numeri della Brianza: 6mila domande di ammortizzatori sociali per almeno 85 lavoratori. Un lavoratore su quattro nella provincia di Monza è in cassa integrazione
La sede Inps di Monza
La sede Inps di Monza

Sulla carta soldi per tutti, ma nella realtà sono in ritardo, persi nei meandri delle procedure, rallentati dalla mole di richieste di cassa integrazione, bloccati dalla burocrazia, dai cavilli di qualche banca. Con migliaia di lavoratori che devono stringere i denti e sbarcare il lunario senza entrate a fine mese, nella speranza che arrivino al più presto. Il lockdown ha bloccato anche la circolazione dei soldi, persino quelli promessi per gli ammortizzatori sociali.

Un ritardo che riguarda soprattuto la concessione della cassa in deroga: “Abbiamo tante segnalazioni di gente che non ha ricevuto i soldi della cassa -dice Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom Cgil Monza Brianza- La Regione ha inviato in ritardo i dati. A metà della settimana scorsa l’Inps parlava di 40 casse pagate in regione per 63 lavoratori”. Solo per i metalmeccanici le richieste di ammortizzatori sociali (cassa ordinaria e Fis comprese) in Brianza sono state 1495, e in 500 casi il sindacato é riuscito a firmare accordi che prevedevano l’anticipo della cassa da parte delle aziende. Negli altri 900 casi bisogna aspettare che il danaro venga erogato dall’Inps. E finora se ne é visto poco. “Oggi, dopo il comunicato di ieri sera da parte di Regione Lombardia, il sito dell’Inps – diceva martedi Melania Rizzoli, assessore regionale al Lavoro-segnala che abbiamo elaborato piu’ di 48mila domande (diventate, domenica 11, quasi 59mila ndr). Primi in Italia. C’e’ voluta una nota con la promessa di difendere la Regione in tutte le sedi competenti, per stoppare la diffusione di falsita’ da parte dell’istituto e far aggiornare le statistiche”.

Le autorità lombarde, insomma, respingono le accuse. I dati Inps al 28 aprile, comunque, parlavano di 8mila casse in deroga (ammortizzatore per il quale la procedura prevede il coinvolgimento delle Regioni) per le quali la Lombardia aveva emesso i relativi decreti. In tutto, però, sono 66mila le domande arrivate. E non sono ancora state evase del tutto.

L’emissione dei decreti, in realtà, ha avuto una brusca accelerata solo a partire dai primi giorni di maggio. L’Inps, confermando a inizio mese l’arrivo dei decreti per oltre 48mila domande, aveva anche specificato che 33mila erano giunte a destinazione, appunto, tra il 30 aprile e il 3 maggio, mentre la prima era del 15 aprile. Gli effetti nelle tasche dei lavoratori non si sono ancora visti. Anche perché prima di procedere l’Inps, dopo che sono arrivate le comunicazioni regionali, deve aspettare che le aziende inviino i moduli (SR 41) con le coordinate sulle ore lavorate dai singoli dipendenti: la cassa può essere a zero ore o prevedere solo una riduzione dell’orario.

La stessa Regione, d’altra parte, ha dovuto affrontare una mole di richieste pari a quelle arrivare in tre anni in occasione della precedente crisi economica e ha ammesso di aver dovuto gestire situazioni complesse dovute anche alla divisione del territorio in zone gialle e zone rosse. “La massa delle procedure é senza precedenti -dice E nrico Vacca, segretario Fim Cisl Monza Brianza Lecco (Mbl) ma non ha funzionato tutto al meglio. Il ritardo della Regione c’è stato”. La Fim (metalmeccanici) segnala anche qualche disservizio sugli anticipi bancari, relativamente, cioè, alla possibilitá di ottenere un anticipo della cassa dalla banca in base a una convenzione firmata con l’Abi, l’associazione della banche italiane. “Casi singoli – continua Vacca- ma ci sono state filiali che hanno chiesto ai lavoratori gli interessi sul prestito. Altre che chiedevano il decreto di approvazione della cassa da parte dell’Inps”. In presenza del decreto, però, non c’era più bisogno di chiedere l’anticipo.

“Dove abbiamo stretto accordi-spiega Matteo Moretti segretario generale Filcams Cgil Monza Brianza- i soldi sono arrivati, grazie a prestiti o all’anticipo dei ratei della 13 esima. Per il resto non si é visto un euro”. Il commercio é un settore nel quale non é prevista la cassa ordinaria e quella in deroga, per le aziende sopra i 50 dipendenti come i grandi gruppi della distribuzione o le case di abbigliamento, é la norma.

Più contenuti i ritardi per i collaboratori cui spetta una indennità da 600 euro: “Ci sono stati ritardi nel 25% dei casi – spiega Lino Ceccarelli, Nidil Cgil Monza Brianza- qualcuno comunque i soldi al 30 aprile non li ha visti”. Diversa la situazione delle Agenzie del lavoro: gli ammortizzatori vengono garantiti da un ente bilaterale che attinge da un fondo precostituito.

“L’altro vero tema in termini di cassa é l’Inps -dice Enzo Mesagna, responsabile del mercato del Lavoro Cisl Mbl- un po’ di decreti sono stati fatti, occorrerebbe che si partisse con i pagamenti. Se non circola denaro la gente fa fatica a spendere. L’export è bloccato e se non riparte il mercato interno é difficile parlare di ripresa”. Problema enorme: la cassa in Brianza, stima Cisl, riguarda uno su quattro dei 390 mila lavoratori, con 6mila domande di ammortizzatori che interessano 85mila lavoratori.

Al di là delle procedure che sono in corso il problema non è ancora risolto. Una ricerca dei Consulenti del lavoro dice che la perdita media in busta é del 36%. Chi é rimasto a casa riceve un assegno medio di 851 euro, inferiore di 472 euro rispetto alla sua retribuzione netta.