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Monza, Adac definisce gli esuberi: massimo 16 persone. La Filcams Cgil: «Impatto devastante e inaccettabile»

Il sindacato chiede di rivedere il progetto Ans 2.0 che prevede la delocalizzazione di alcuni servizi prima appannaggio della sede monzese dell’Automobile club tedesco. Fino a fine anno previsto l’uso di ammortizzatori. Uno spazio per trattare.
Un presidio dei avoratori Adac
Un presidio dei avoratori Adac Fabrizio Radaelli

«Devastante e inaccettabile». La Filcams Cgil Monza Brianza definisce così l’impatto occupazionale del piano Ans 2.0 che delocalizza alcune funzioni di assistenza ai soci da parte della sede di Monza dell’Automobile club tedesco. L’azienda ha stabilito che il taglio di personale conseguente potrà arrivare al massimo a 16 unità, definendo un numero mai precisato dal momento dell’annuncio del progetto. Fonti sindacali avevano ipotizzato una riduzione dei lavoratori di 20 unità senza però che vi fossero riscontri ufficiali da parte della società. Esuberi consistenti per gli uffici di via Borgazzi, dove fino a questo momento sono impiegate 66 persone, che si cercherà di contrastare attivando il percorso di consultazione straordinaria, una procedura prevista nel caso in cui i tagli siano uguali o superiori al 15% dei livelli occupazionali complessivi e che comprende il coinvolgimento della componente italiana del Comitato aziendale europeo, l’organismo che riunisce i rappresentanti dei lavoratori di tutte le sedi del Vecchio Continente.

Il tempo per discutere e per trovare soluzioni alternative, che conservino, invece, i posti di lavoro, c’è. Nei giorni scorsi, infatti, è stato prorogato fino al 31 dicembre, con un accordo tra le parti, l’ammortizzatore sociale Fis. «Tale proroga -dicono le Rsa di Adac Italy e il segretario generale della Filcams brianzola Matteo Moretti- è funzionale a consentire la prosecuzione del confronto sulla ristrutturazione per provare a condividere in una condizione di blocco dei licenziamenti soluzioni di tutela dell’occupazione attraverso gli ammortizzatori sociali disponibili».

L’intenzione, insomma, è di utilizzare il tempo che manca da qui a fine anno per cercare di scongiurare i tagli e trovare un’alternativa alla perdita del posto prevista, appunto, per un massimo di 16 persone.

L’obiettivo è di modificare il piano, mantenendo in Italia le attività che riguardano il settore sanitario che invece entro la primavera dovrebbero essere trasferite in Spagna, e compensando in altro modo il trasferimento di altre attività a sedi Adac fuori dall’Italia (Germania e Grecia). Ne va, ribadiscono i sindacati, anche del servizio offerto ai soci. Finora quando erano in viaggio in Italia e avevano problemi meccanici o di salute potevano rivolgersi alla sede monzese, ricevendo aiuto dagli operatori locali. Il piano Ans 2.0, invece, farà in modo che queste risposte vengano date da altri lavoratori, la cui sede operativa è oltre i confini nazionali.

Già nell’ultima estate, nella quale si è registrato un aumento del flusso dei turisti superiore a quello ipotizzato, si erano registrati disservizi, effetto delle prime applicazioni del progetto. L’aumento dei flussi turistici, tra l’altro, potrebbe essere un elemento a favore dei lavoratori: un maggior numero di soci Adac in Italia significherebbe un aumento delle richieste di intervento che va nella direzione opposta alla riduzione del personale.