Mercatone Uno, Maurizio Landini incontra i lavoratori e chiama in causa il governo

Una delegazione di 15 lavoratrici e lavoratori del Mercatone Uno mercoledì pomeriggio ha incontrato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e gli ha consegnato una lettera chiedendo sostegno. «C’è molto da fare», ha commentato.
Monza: Landini con i lavoratori di Mercatpne Uno
Monza: Landini con i lavoratori di Mercatpne Uno

Una delegazione di 15 lavoratrici e lavoratori del Mercatone Uno mercoledì pomeriggio ha incontrato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e gli ha consegnato una lettera in cui hanno ripercorso la loro esperienza chiedendo di sostenere le loro rivendicazioni. Il “capo” della Cgil era a Monza, nella sede di via Premuda, dove ha presenziato all’atto finale di Alisei, la scuola di politica della Cgil.

«C’è molto da fare – ha esordito Landini – Bisogna dare prospettive all’azienda, i commissari devono cercare di garantire un futuro, una nuova proprietà con un progetto serio. Il loro ruolo e quello del Governo è fondamentale per evitare anche di spezzettare Mercatone Uno. Bisogna trovare una soluzione per la cassa integrazione, non può essere calcolata sul part time. Se la cassa è calcolata su 20 ore parliamo di qualche centinaio di euro al mese».
Poi ha parlato di nuovo del Governo e della gestione del periodo Shernon: «Mi sembra che siano arrivati un po’ lunghi: lavoratori e sindacati dicevano da tempo che la proprietà non rispettava gli accordi».

Dalla riunione della settimana scorsa al Mise le parti sono uscite con un verbale che certifica la possibilità della cassa integrazione. Così come è, tuttavia, per le lavoratrici si tratta di una beffa. Quando la Shernon, ora fallita, aveva preso in mano la gestione dei 55 punti vendita Mercatone Uno, tra cui quello di Cesano Maderno con 56 dipendenti, per contribuire all’avviamento di un’operazione che doveva garantire almeno due anni di occupazione e 300 assunzioni entro il 2021, avevano acconsentito a un taglio di orario (ridotto a 20, 24, 28 ore) e di stipendio. Le promesse della Shernon, però, sono cadute nel vuoto.E invece di assicurare il lavoro la società ha accumulato un buco da 90 milioni di euro. Ora che il fallimento dichiarato dal Tribunale di Milano ha portato alla risoluzione del contratto di cessione del complesso aziendale alla Shernon i nuovi commissari straordinari hanno sostenuto che tecnicamente non è possibile per i lavoratori tornare ai contratti precedenti. Valgono ancora, cioè, le riduzioni che avevano accettato in cambio di un’occupazione che ora non hanno più, perchè le condizioni precedenti peserebbero troppo sui conti pubblici. Una beffa che significa importi della cassa integrazione molto più bassi. Non sanno ancora quando prenderanno i soldi ma comunque potrebbero avere poche centinaia di euro al mese per tirare avanti chissà per quanto tempo. Tutto questo senza che il Mise cercasse una soluzione politica che venisse incontro alle esigenze dei lavoratori.

«Non possono essere solo le lavoratrici a pagare – spiega Matteo Moretti della Filcams Cgil -Hanno rinunciato a centinaia di euro al mese».