Mercatone Uno, cassa prolungata e Milleproroghe: tira e molla estenuante

La cassa integrazione prorogata fino al 23 maggio, ma i lavoratori ex Mercatone Uno - tra cui i 52 di Cesano Maderno - sono al centro di un tira e molla estenuante. Intanto nel decreto Milleproroghe è stato approvato l’emendamento per ottenere l’integrazione delle retribuzioni. Ma solo quelle relative al 2019.
mercatone uno cesano maderno
mercatone uno cesano maderno

Cassa integrazione prorogata fino al 23 maggio. I 1.689 dipendenti ex Mercatone Uno, rimasti senza lavoro dopo il fallimento della Shernon, ultimo gestore del marchio, non sanno ancora se potranno essere riassunti dagli acquirenti che hanno presentato offerte per i punti vendita di quella che era stata presentata come la risposta italiana all’Ikea, ma si devono accontentare del prolugamento degli ammortizzatori sociali. Il verbale di accordo con i commissari straordinari è stato firmato il 7 gennaio al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e riguarda anche i 47 addetti del punto vendita di Cesano Maderno, unico in Brianza tra quelli presi in considerazione dall’amministrazione straordinaria.


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Qualcosa si è mosso anche per quanto riguarda l’integrazione delle retribuzioni relative alla cassa, finora rimaste troppo basse. Per contribuire al rilancio dell’azienda i lavoratori avevano accettato una riduzione di orario e di stipendio da parte dell’ultima proprietà. Quando la Shernon è stata dichiarata fallita e annullata la cessione di Mercatone Uno, però, non sono stati annullati i contratti in essere che sono stati utilizzati come base per calcolare la cassa integrazione. Risultato: c’è chi percepisce anche meno di 400 euro al mese. Non proprio uno stipendio.
Per rimediare l’attuale Governo ha prima ipotizzato un emendamento in Finanziaria e poi deciso di inserire una norma ad hoc nel Milleproroghe appena firmato dal Capo dello Stato, con la quale si torna a calcolare le cifre della cassa sui contratto full time in essere nel periodo pre Shernon. Ora, però, bisogna attendere che il Parlamento, entro il 1 marzo, ratifichi quanto stabilito dall’esecutivo giallorosa guidato da Giuseppe Conte. Dopodichè dall’Inps arriveranno le circolari applicative.

Insomma, come al solito, prima che diventi realtà quello che attualmente è sulla carta, ci vuole ancora tempo. Qualche mese, come se i lavoratori avessero tutto il tempo che vogliono per aspettare. Non solo, con questo sistema l’integrazione della cassa viene garantito solo per il 2019, cioè per il pregresso. Per ottenerla anche relativamente al 2020, se l’esecutivo resterà coerente con le sue decisioni, occorrerà un nuovo provvedimento. Una gran fatica per strappare qualche soldo in più.

I lavoratori attendono intanto di sapere dai commissari chi ha presentato offerte per i punti vendita e a quali condizioni potranno eventualmente essere assunti. Si tratta sicuramente di soluzioni parziali che riguarderanno solo una parte degli ex occupati. In attesa di un nuovo incontro a Roma su questo tema i sindacati hanno attivato anche un altro canale, quello regionale. In Lombardia, come anche nelle altre regioni, potrebbero, infatti, essere aperti bandi ulteriori per cercare a livello locale imprenditori disposti a rilevare i punti vendita. Un canale che potrebbe servire anche per valutare la possibilità di accedere ulteriormente ad ammortizzatori sociali: la cassa è stata prorogata fino a maggio, ma la scadenza non è così lontana. E per chi non ha ancora trovato un impiego sbarcare il lunario resta un problema.