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Meda a caccia di artigiani diventati rarità: il lavoro c’è, a mancare sono gli intagliatori

Mancano giovani disponibili a raccogliere quello che è molto di più di un lavoro. Ne sa qualcosa Andrea Carraretto. Figlio d’arte, un mese fa l’imprenditore ha tappezzato Meda con un annuncio: «Intagliatori cercansi». Ma il suo cellulare è rimasto muto.
Giuseppe intagliatore 60enne
Giuseppe intagliatore 60enne Marco Mologni

Quello che un tempo era il mestiere per eccellenza nella città del mobile – nel dopoguerra un laboratorio su tre produceva intagli – attraversa da tempo una “crisi di vocazioni”. Non che il mobile in stile sia morto. Anzi. Le aziende che ancora oggi puntano sul mobile tradizionale scoppiano di lavoro. Ma c’è un problema: mancano gli artigiani capaci di intagliare i decori. E mancano giovani disponibili a raccogliere quello che è molto di più di un lavoro. Ne sa qualcosa Andrea Carraretto. Figlio d’arte – ha ereditato il mestiere da papà Gino – la sua azienda, la Carraretto Style di viale dell’Artigianato, produce mobili in stile. Un mese fa l’imprenditore ha tappezzato Meda con un annuncio laconico ma efficace: «Intagliatori cercasi». Volantini e manifesti erano ovunque: ma il suo cellulare è rimasto muto: «Sono in difficoltà – non nasconde Andrea, la segatura del legno tra i capelli, l’avaiana come divisa e un entusiasmo intatto per il mestiere dei suoi avi -: alle mie dipendenze ho tre intagliatori: Giuseppe e Filippo hanno più di sessant’anni e sono a un passo dalla pensione. L’unico giovane, Stefano, ha la pelle nera. Altri tre sono esterni e hanno un’età vicina ai settant’anni. Per far fronte agli ordini, a volte deve tornare al lavoro anche papà Gino. Tra dieci anni, chi intaglierà i miei mobili»? Le figure mitiche dei vecchi intagliatori, pur così geniali e tuttora ammirati da tutti, non sembrano più affascinare chi ha meno di trent’anni. A confermare questa tendenza è Elisa Maffei, una giovane con in tasca il diploma di intagliatrice: «Alcuni anni fa ho frequentato il corso alla Scuola Terragni e ne sono orgogliosa. Ma poi ho smesso di praticare questo mestiere e ho preferito lavorare in un negozio di tatuaggi: un settore che corrisponde di più alle mie passioni». «E’ un problema di comunicazione – commenta Cesarino Gatto, storico intagliatore tuttora sulla breccia -: Non siamo stati capaci di trasmettere ai nostri figli il fascino per il lavoro artistico manuale. Da non trascurare la concorrenza degli intagliatori stranieri: turchi, egiziani e iraniani sono diventati ottimi intagliatori e – uno dopo l’altro – stanno prendendo il posto degli artigiani medesi».