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Legno arredo: il lavoro c’è, ma le aziende navigano a vista

Per FederlegnoArredo il 2020 si è chiuso con una perdita di fatturato del 7,5 % (estero: -11,7%). La difficoltà a reperire le materie prime e il loro rincaro, uniti ai problemi di disponibilità di navi e container, limitano le imprese. Alcune lavorano a pieno regime e limitano le ferie per andare incontro alle commesse. Ma devono fare cassa integrazione se manca il materiale.
Legno arredo
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Il lavoro c’è, gli ordini arrivano ma si naviga a vista. Perchè la botta del 2020 (causa coronavirus) non è stata a ancora assorbita del tutto e perché, soprattutto, le materie prime sono diventate difficili da reperire, care e magari non ci sono navi e container disponibili per farle arrivare nelle fabbriche. Per non parlare dell’annullamento delle fiere del 2020. Difficile quindi per un’impresa programmare più di tanto.

È in estrema sintesi il senso del consuntivo 2020 presentato da FederlegnoArredo in occasione della presentazione dell’edizione speciale 2021 del Salone del Mobile (dal 5 al 10 settembre alla Fiera di Rho, col nome Supersalone).

Il rimbalzo del secondo semestre non ha permesso di recuperare del tutto il tonfo dei primi sei mesi 2020. Secondo FederlegnoArredo il mercato interno ha perso il 7,5% di fatturato rispetto al 2019, i mercati esteri l’11,7%.
Quanto ai settori, il lockdown ha favorito la “voglia di casa” (e l’esigenza di spazi da riorganizzare per lo smart working); in compenso sono andati a picco i settori non residenziali: ufficio, retail e hospitality. Segnale positivo, e indice dell’apprezzamento per il made in Italy, la crescita delle esportazioni verso stati Uniti (+0,6%) e Germania (+1,5%), sia pur in un anno difficile..

Un’analisi su cui concordano anche i sindacati brianzoli (in Brianza le aziende del settore sono 1500 per 13mila addetti).

«Gran parte delle aziende, per brianzole del settore – spiega Davide Martorelli della Filca Cisl Monza Brianza Lecco – sta lavorando a pieno regime C’è anche chi fa gli straordinari. Cassa integrazione non ce n’è, praticamente. Poche aziende hanno usufruito dell’ultimo pacchetto di cassa integrazione Covid, da aprile a giugno. Poi ci sono sottosettori, come quello degli allestimenti fieristici, che sono in crisi nera».

Sulla stessa linea Gianfranco Cosmo, segretario generale della Fillea Cgil Monza Brianza: «Diverse aziende hanno attivato ore di cassa integrazione ma più che altro a scopo preventivo. Capita che la cassa venga magari attivata per uno-due giorni alla settimana perchè viene a mancare il materiale e non si può procedere alla lavorazione o alla consegna dei prodotti. Quasi tutte le aziende riferiscono di avere buone previsioni di lavoro da qui alla fine dell’anno. Il lavoro c’è ma è difficile procurarsi le materie prime e portar fuori il prodotto dalle fabbriche per via delle diffcoltà logistiche di navi e container. L’e-commerce, con le vendite on line, ha aiutato molto durante la pandemia ma molti operatori a questo punto hanno bisogno che anche i negozi fisici e i centri commerciali riaprano con continuità».

«Alcune aziende – conclude Cosmo – sono arrivate, a questo punto dell’anno, ad accorciare i periodi chiusura per ferie (non più d due settimane) per andare incontro alle commesse. Ciò fa ben sperare».