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Indagine degli artigiani: ci sono gli ordini, mancano le materie, assunzioni bloccate e prezzi in salita

Secondo un’indagine tra 300 associati dell’Unione artigiani la carenza delle materie prime a fronte di un mercato vivo innesca il boom dei prezzi e il blocco delle assunzioni.
Marco Accornero, segretario generale di Unione Artigiani
Marco Accornero, segretario generale di Unione Artigiani Fabrizio Radaelli

Gli ordini ci sono ma i magazzini sono vuoti e le assunzioni congelate. A denunciare questa situazione è l’Unione Artigiani, esaminando i dati emersi da un’indagine che ha coinvolto trecento imprese associate. La colpa è da attribuire alla mancanza di materie prime che sta provocando un’impennata dei costi di produzione (per il 100% delle aziende), l’aumento a due cifre dei prezzi per i clienti (per il 48%) con gravi ritardi nelle consegne e il congelamento il turnover dei lavoratori (80%).

Un’impresa su due, soprattutto nella filiera dell’edilizia e della metalmeccanica, ha già stimato che i listini saliranno, in media, tra il 10 e il 20%. Impossibile fermare l’ascesa dei valori di bollette e forniture: materie prime e semilavorati si trovano col lanternino o con prezzi fuori controllo e intrattabili, da prendere o lasciare, come per l’energia e carburanti. Le risposte fornite al questionario confermano uno spacciato già noto e individua nuovi scenari di crisi di alcuni settori.

Metalmeccanica ed edilizia in primis si ritrovano con decine di aziende alla caccia di ferro, acciaio, alluminio, ponteggi, pannelli per cappotti termici, prodotti per gli arredi a partire del legno, serramenti ma non solo. Ci sono meccanici e installatori/impiantisti che fanno fatica a trovare prodotti per l’elettronica come ricambi e componenti auto, compresa la minuteria. Iniziano a scarseggiare resine, carte e cartoni, perfino guanti, mantelle e prodotti per sterilizzare. Nell’alimentare è già allarme per alcune scorte di prodotti naturali e artificiali. Sul banco degli accusati per costi e ritardi nelle forniture sono, per il 65% del nostro campione, filiere italiane o UE, il resto risulta in gran parte (28%) connesso con le difficoltà di approvvigionamento delle imprese cinesi o dell’estremo oriente. Solo una piccola percentuale, però, il 2% degli intervistati, teme di dover chiudere bottega.

A risentire in questo scenario tutt’altro che roseo è anche l’occupazione. I nuovi contratti di lavoro sono congelati o a tempo determinato. Le nuove assunzioni (per metà apprendisti) nelle imprese compenseranno il turnover anche se resta alta l’attenzione per intercettare personale specializzato non appena il mercato delle materie prime tornerà regolare.

«Non ci sono alternative. Le nostre imprese devono attraversare anche questo ennesimo mare in tempesta – commenta il segretario generale di Unione Artigiani Marco Accornero – all’interno paradossalmente di un quadro di domanda elevata. Un fatto inedito per l’economia italiana ma che potrebbe scatenare una ripresa dell’inflazione. Attediamo le mosse del Governo ma siamo fortemente preoccupati sui tempi necessari per ottenere un raffreddamento dei prezzi». Nel frattempo, l’Unione conferma che le figure più richieste sono tornitori, meccatronici, fresatori e tutti coloro che possono svolgere i mestieri dell’edilizia e della produzione alimentare.