Il futuro di Esselunga dopo Caprotti: il cda stoppa operazioni di vendita

La società che controlla la catena di supermercati Esselunga, fondata da Bernardo Caprotti, ha comunicato mercoledì 5 ottobre di «non dar corso a operazioni relative alla controllata». Attesa per l’apertura del testamento.
Un supermercato Esselunga - foto Pioltelli
Un supermercato Esselunga – foto Pioltelli Redazione online

«Il Consiglio di amministrazione di Supermarkets italiani spa ha deliberato di non dar corso allo stato a operazioni relative alla controllata Esselunga». La società che controlla la catena di supermercati fondata da Bernardo Caprotti lo ha comunicato mercoledì 5 ottobre nel tardo pomeriggio, rendendo pubblico l’esito della seduta nel corso della quale il Cda ha espresso la sua gratitudine per quanto fatto dal patron appena scomparso, nominando nuovo presidente Piergaetano Marchetti.


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Per conoscere il destino Esselunga, quindi, bisognerà attendere ancora un po’. Prima della scomparsa di Caprotti, a metà settembre, era stato dato mandato a Citigroup di valutare le manifestazioni di interesse di Cvc e Blackstone, i due colossi del private equity che per primi si sono fatti avanti per rilevare Esselunga.
Interessamento che, stando ai rumors, riguarderebbe anche almeno altri due fondi, uno dei quali è il londinese Bc partners. Una scelta che sembrava escludere la possibilità che concorrenti diretti come Walmart e Carrefour potessero dire la loro in vista di un ipotetico nuovo corso.

Se, però, nelle scorse settimane questa era la strada maestra da imboccare per arrivare alla nuova proprietà la morte del fondatore ha cambiato le carte in tavola. Perchè prima di vedere se vendere e a chi vendere bisogna capire ha chi il patron ha deciso di lasciare le quote.

Le regole della successione dicono che ai tre figli (Violetta e Giuseppe del primo matrimonio e Marina del secondo) deve andare il 50 per cento mentre all’attuale moglie Giuliana andrà il 25 per cento dell’azienda. Quello che conta è a chi sarà dirottato il restante 25 per cento, quello che potrebbe fare la differenza negli assetti interni, contribuendo a stabilire chi avrà nelle mani il bastone del comando.

L’apertura del testamento, dal notaio Carlo Marchetti, era prevista mercoledì pomeriggio.

Di certo Esselunga è una società appetita sul mercato, con 7,3 miliardi di euro di fatturato (più 4,3 per cento nell’ultimo anno) 22mila dipendenti e 152 supermarket (11 a Monza e in Brianza, la provincia con più punti vendita dopo Milano) in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio.
Un’azienda sana con una redditività invidiata dai concorrenti e con un management, a partire dall’amministratore delegato Carlo Salza, in grado di guidare con sicurezza una macchina già lanciata. Impresa che, pur non coprendo tutto il territorio nazionale, si sta ancora espandendo.

Nelle prossime settimane dovrebbero aprire i supermercati di Cusano Milanino e Camerlata (Como), mentre è previsto per la fine dell’anno il nuovo punto vendita di Roma. Una marchio che, secondo molti osservatori, potrebbe espandersi ulteriormente in Italia e che avrebbe la forza per imporsi anche all’estero.