Gli artigiani brianzoli respirano Più ordini, fatturato e ottimismo

Il quarto trimestre del 2013 si è chiuso con dati positivi che lasciano ipotizzare l’inizio della ripresa per le imprende artigianali brianzole del manifatturiero. Preoccupa il dato occupazionale con il saldo negativo.
Gli artigiani brianzoli alla manifestazione di Roma del 18 febbraio 2014
Gli artigiani brianzoli alla manifestazione di Roma del 18 febbraio 2014

Migliora lo stato di salute del manifatturiero artigianale brianzolo. Gli ultimi tre mesi del 2013 hanno evidenziato aspetti positivi che lasciano immaginare la possibile svolta al termine di una crisi che ha falcidiato anche il made in Brianza. La congiuntura del quarto trimestre 2013 rilevata dalla Camera di commercio evidenzia come per il secondo trimestre consecutivo il fatturato resti di segno positivo, questa volta del +1,6%. Anche gli ordini hanno fatto registrare un +0,5% rispetto al periodo precedente. La produzione sembra invece avere interrotto lo scivolamento verso il basso, con una variazione attorno allo zero. Brutte notizie invece sul fronte occupazionale dopo il dato incoraggiante del terzo trimestre. A fine 2013 il saldo occupazione segna -0,4% con un aumento della cassa integrazione che ha riguardato il 12,6% delle imprese artigianali. Per il primo trimestre 2014 gli interpellati dall’ufficio studi della Camera di commercio brianzola prevedono nel 55% dei casi una stabilità dei livelli di produzione che sale al 63,8% per la domanda estera e all’85% per l’occupazione. «Il mercato del lavoro resta comunque un nodo cruciale. Ci auguriamo che il piano per il lavoro del governo possa rappresentare una risposta per le nostre imprese che devono comunque fare i conti con una crisi profonda» ha osservato Gianni Barzaghi presidente di Confartigianato. «Dopo mesi di scivolamento verso il basso – ha rilanciato Walter Mariani, presidente dell’Unione Artigiani – l’artigianato brianzolo sembra sulla strada di una flebile ma incostante ripresa diffusa a macchia di leopardo sul territorio. Per riportare la produzione a dieci anni fa occorre però ridefinire una nuova politica industriale».