Gianetti Ruote, presentata l’opposizione dei sindacati alla sentenza del Tribunale: «La chiusura della fabbrica è stata una serrata». Udienza a fine gennaio

Il Tribunale di Monza aveva respinto il ricorso presentato dai sindacati contro il comportamento dell’azienda di Ceriano Laghetto, di proprietà del fondo tedesco Quantum, in occasione della procedura di licenziamento. Ora un altro giudice, sempre di Monza, riprenderà in mano la questione
gianetti presidio
Un presidio dei lavoratori della Gianetti Ruote Paolo Rossetti

Quella della Gianetti Ruote a Ceriano Laghetto è stata una serrata preventiva. Lo sostiene l’opposizione presentata dai legali di Fiom, Fim e Uilm, i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, contro il decreto del Tribunale di Monza che respingeva il ricorso per comportamento antisindacale presentato nei confronti dell’azienda in merito alla procedura di licenziamento avviata per 152 persone dello stabilimento brianzolo chiuso all’inizio di luglio.

Dopo il pronunciamento delle scorse settimane che ha sancito la regolarità del comportamento dell’azienda i sindacati tornano alla carica per vedersi riconoscere il diritto di essere consultati prima di avviare i licenziamenti per valutare strade alternative alla chiusura della fabbrica.

Il Tribunale ha fissato la nuova udienza per il 28 gennaio, quando un nuovo giudice, sempre in forza al Palazzo di Giustizia di Monza, prenderà in considerazione l’opposizione alla prima sentenza. Nel documento presentato per chiedere di cambiare questo verdetto si ribadisce che il sindacato ha ricevuto comunicazioni dall’azienda solo dopo i lavoratori, nel pomeriggio inoltrato (17.30) del 3 luglio, mentre diversi dipendenti erano stati raggiunti dalla comunicazione di messa in ferie forzate e della chiusura nelle ore precedenti. E che non c’erano mai state avvisaglie in relazione a licenziamenti imminenti. Anzi, proprio la mattina di quello che poi si è rivelato l’ultimo giorno dell’azienda, ad alcuni dipendenti sarebbero stati chiesti degli straordinari.

Della vicenda si occuperà il giudice Emilia Antenore. Intanto i sindacati hanno presentato una richiesta di incontro al Ministero dello Sviluppo economico per tornare a parlare di reindustrializzazione dell’area.