Gianetti Ruote, la proposta: 13 settimane di cassa integrazione speciale per valutare possibili acquirenti

Incontro in videoconferenza con il Ministero per lo Sviluppo economico sulla vicenda della chiusura dell’azienda di Ceriano Laghetto con il conseguente licenziamento di 152 persone. C’è uno spiraglio per cercare di garantire la continuità della produzione
Corteo dei lavoratori Gianetti
Corteo dei lavoratori Gianetti Fabrizio Radaelli

Tredici settimane di cassa integrazione speciale per cercare acquirenti che possano garantire un futuro con il sostegno del Governo, quello di Invitalia e il fondo di salvaguardia. È questa la strada indicata nell’incontro con il Ministero per lo Sviluppo economico per mantenere attiva la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto.

Al tavolo convocato dal Mise con la viceministra Alessandra Todde c’erano tutti i soggetti interessati: i sindacati, le istituzioni locali e il fondo tedesco Quantum Capital Partners. Qui è emersa un’alternativa alla chiusura e al licenziamento di 152 persone, così come chiesto da tempo dalle rappresentanze sindacali.

Si tratta di una proposta che va nel senso dell’avviso comune firmato a suo tempo da Governo e parti sociali che invitava a non ricorrere ai licenziamenti, cercando altre soluzioni che salvaguardino l’occupazione in attesa di tempi migliori.

L’incontro è iniziato con la richiesta, da parte dei sindacati, di ritirare i licenziamenti, condizione necessaria per aprire un confronto costruttivo dando qualche speranza ai lavoratori di Ceriano, già licenziati dalla proprietà e un futuro solido a quelli dell’altra realtà che fa capo al fondo e all’azienda, lo stabilimento di Carpenedolo in provincia di Brescia.

In questo contesto è stata avanzata la proposta di queste 13 settimane di cassa speciale. Intanto i lavoratori continuano con il loro presidio in attesa che la proposta si concretizzi.

L’incontro del 4 agosto fa seguito a quello del 22 luglio nel quale da parte dell’azienda c’era stata una timida apertura all’utilizzo del fondo di garanzia che sostiene la reindustrializzazione di siti in crisi. La proposta presentata in queste ore va in questo senso. La proprietà durante la trattativa aveva ribadito la volontà di chiudere ma anche dato segnali di disponibilità a soluzioni alternative. segnali ai quali non era seguito mai niente di concreto. Ora, però, c’è una piano su cui ragionare.