Powered by

Gianetti Ruote, incontro in Prefettura: i sindacati chiedono di riaprire la fabbrica e di cercare un nuovo proprietario. Ora il confronto in Assolombarda

La società, di proprietà di un fondo tedesco, ha ribadito la chiusura del sito di Ceriano Laghetto e il licenziamento di 152 persone. Ha solo dato una generica disponibilità a rivalutare la situazione in presenza di nuovi elementi. Ma i tempi stringono, bisogna fare in fretta.
I lavoratori Gianetti Ruote fuori dalla Prefettura di Monza
I lavoratori Gianetti Ruote fuori dalla Prefettura di Monza Fabrizio Radaelli

Una timida, generica disponibilità a valutare la riapertura della fabbrica se dovesse cambiare lo scenario e crearsi le condizioni per un cambio di proprietà. La Gianetti Ruote non sbatte la porta di fronte alla richieste dei sindacati formulate nell’incontro in Prefettura a Monza, anche se finora di prospettive vere e proprie per scongiurare la chiusura della storica, centenaria azienda brianzola chiusa d’autorità sabato scorso, non ce ne sono. Per ora non si è ancora mosso niente di concreto e lo spiraglio aperto è ancora troppo esile per autorizzare già qualche speranza.

L’azienda e le organizzazioni dei lavoratori si sono incontrate nella sede monzese della Prefettura per il primo confronto sulla situazione dell’azienda, che ha messo in ferie improvvisamente 152 persone per poi aprire la procedura di licenziamento collettivo. Uno choc non solo per Ceriano Laghetto, sede dell’impresa, ma anche per tutto il territorio circostante. «Abbiamo ribadito -spiega Enrico Vacca, segretario generale della Fim Cisl Monza Brianza Lecco- che la procedura è in contrasto con l’avviso comune sottoscritto da sindacati, Confindustria e Governo che invitava a trovare a misure alternative ai licenziamenti. La chiusura della Gianetti rischia di innescare un’autentica bomba sociale. La priorità è di riattivare la produzione con l’obiettivo di arrivare a una cessione. In questo settore, l’automotive, fermarsi anche solo per una settimana può significare perdere i clienti». E con loro perdere anche eventuali soggetti interessati a un’acquisto.

L’idea suggerita dai sindacati, quindi, è di attivare gli strumenti necessari per mantenere in vita l’azienda per poi traghettarla verso un’altra proprietà. L’azienda, da parte sua, ha ribadito la diseconomicità della produzione nel sito di Ceriano, tale da non rendere possibile, dal suo punto di vista, la prosecuzione dell’attività, riservandosi di rivalutare la situazione se dovesse cambiare lo scenario. C’è comunque la necessità, ribadita dai sindacati, di stringere i tempi e cercare di far ripartire la produzione. L’attuale proprietà, in assenza di nuovi elementi che per il momento non si vedono, ha anche escluso la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione .

Intanto, però, la trattativa entra nel vivo: domani mattina, giovedì 8 luglio, le parti si ritroveranno in Assolombarda per un confronto non più istituzionale ma che entrerà nel merito della situazione. Nel pomeriggio poi ci sarà un’audizione in IV commissione Attività produttive della Regione: anche qui sono state convocate tutte le parti. «Noi abbiamo urgenza di spostare la vertenza al tavolo del Mise (il Ministero dello Sviluppo economico nda) -continua Vacca- per valutare se si può aprire un processo che porti a una nuova proprietà».