Banche nel 2022 tra più digitale, meno personale e nuove alleanze

In media un’assunzione ogni due uscite. Il terzo polo e l’incognita MpS. Monza e Brianza restano trainanti per il settore delle banche per l’anno 2022.
MONZA BANCA MONZA BANCA
MONZA BANCA MONZA BANCA Radaelli Fabrizio

Digitalizzazione e terzo polo nazionale sono le sfide che attendono il panorama bancario nazionale nel 2022. E Monza e Brianza non fanno eccezione.

È in estrema sintesi quanto scaturito dal 126esimo Consiglio nazionale della Fabi (il sindacato autonomo dei bancari) andato in scena a metà dicembre a Milano. Un’occasione tradizionale in cui sfilano i massimi dirigenti dei gruppi bancari italiani e fanno il punto sul panorama del settore.

«Senz’altro – commenta a il Cittadino Emanuele Mietta, segretario Fabi per Monza e la Brianza – il mondo bancario cambierà. Non solo nelle alleanze tra gruppi, ma anche per i clienti. Ci saranno meno sportelli aperti al pubblico e più banca digitale. Non a caso il ricambio tra i dipendenti vede uscite di semplici cassieri e l’entrata di esperti in gestione dati e cibersecurity».

Nel settore proseguirà l’andamento degli ultimi anni: esodi volontari e accompagnamento alla pensione e contemporanea entrata di nuove figure. Il tutto nella proporzione di due a uno. A titoli di esempio in Intesa San Paolo sono in corso 9.200 uscite per 4.600 entrate; per Bpm 1.600 uscite per 800 assunzioni; Crédit Agricole, reduce dalla recente acquisizione del Credito Valtellinese, avrà un migliaio di uscite e assumerà 500 giovani, più 200 stabilizzazioni.

«L’home banking – prosegue Mietta – prenderà sempre più piede. D’altronde anche gli anziani hanno un nipote che sa smanettare al computer, e la pandemia non favorisce certo la frequenza delle banche, anzi. A pensarci, con l’adozione dello Spid lo Stato stesso spinge a non far più la coda agli sportelli degli uffici pubblici».

Nei prossimi 12-18 mesi, è la previsione degli analisti, riprenderà il cosiddetto Risiko bancario con aggregazioni e fusioni. Fermi restando i colossi Intesa San Paolo, reduce dall’acquisizione di Ubi Banca la scorsa primavera, e Unicredit, molto proiettato anche all’estero, la discussione verte sulla nascita di un terzo grande polo. L’incognita da risolvere, prima, è il matrimonio di Monte dei Paschi di Siena, dopo che il flirt con Banco Bpm non ha avuto sbocchi.

«Tra Intesa San Paolo e Ubi esiste ancora qualche problema di integrazione armonizzazione dei sistemi, che si è ripercosso anche sulla clientela, in certi casi. La fusione è riuscita: Ubi era in salute e non è andata a stare peggio».

Posto un secondo polo attorno a Unicredit, il terzo polo ruoterebbe su eventuali alleanze tra Banco Bpm (Popolare di Milano), Bper (Popolare Emilia Romagna), con possibile partner MpS: «La partita tra Bpm e MpS non è chiusa del tutto -commenta Mietta-. Bpm non ce la faceva ad acquisire MpS e a dare contemporaneamente utili ai propri soci. Ma lo scenario può aprirsi ad altri partner: ci sono istituti con molta liquidità. Bper a sua volta potrebbe avere un ruolo nel cammino della Popolare di Sondrio. Ma i vertici di tutte le banche devono, all’inizio del 2022, innanzitutto convincere i propri azionisti di aver svolto un buon lavoro nell’era della pandemia, senza perdere posizioni. Monza e la Brianza ricalcheranno, in scala, le alleanze nazionali anche se dobbiamo sottolineare che sono un territorio trainante nel panorama bancario».