È un settore che rappresenta un po’ la cartina al tornasole dell’andamento di tutta l’economia. Se arranca, vuol dire che arrancano anche altri settori produttivi o di servizi. È l’autotrasporto di merci su strada, che tanta parte ha nella logistica in Italia (dove il trasporto su rotaia e quello navale continuano a essere minoritari).
Un settore che, come gli altri, sarà messo ora alla prova del Green pass. Gli autisti dovranno, dal 15 ottobre, esserne dotati. Altrimenti il rischio è quello della paralisi, anche sul fronte degli approvvigionamento delle merci. Il rischio concreto degli scaffali vuoti al supermercato c’è.
«La norma è chiara – spiega Claudio Riva, presidente degli autotrasportatori aderenti ad Apa Confartigianato Milano Monza Brianza – gli autisti sono sottoposti al controllo da parte dell’azienda dove arrivano. Se non hanno il Green pass, non possono entrare in azienda. In teoria è tutto chiaro. Vedremo nella pratica cosa succederà».
Perchè se un autista non può entrare in un’azienda non può né caricare né scaricare: «Il rischio di una carenza di rifornimenti c’è – continua Riva – Gli autisti italiani vaccinati dovrebbero essere otto su dieci. Nella mia azienda sono il 97 per cento, sono contento. Ma il traffico è in mano al 70 per cento ad autisti polacchi, ucraini, bielorussi, lituani».
La domanda è: in presenza di un autista straniero non vaccinato o vaccinato con un vaccino non riconosciuto in Italia (uno su tutti: lo Sputnik russo, verosimilmente assai diffuso nei paesi dell’est Europa), che fare?
«Se anche solo il 20 per cento degli autisti non avesse il Green pass – continua Riva – vorrebbe dire togliere dalle strade un camion su cinque. E vorrebbe anche dire che molti carichi non verrebbero più in Italia, perché dipendiamo molto dagli autisti stranieri, anche dipendenti di aziende di autotrasporto italiane».
Il paradosso è che il settore è in overbooking: «Di lavoro ce n’è – dice Riva – ma mancano mezzi e autisti. I ragazzi italiani non vogliono più fare questo mestiere, che pur è ben retribuito».
Essere in trasferta all’estero il sabato e la domenica, e non a casa a giocare al pallone con gli amici o a fare l’aperitivo, non attira. «E mancano anche i mezzi: se si va a ordinare un camion lo si ottiene in otto mesi, se va bene».