Autotrasportatori alla prova Green pass, il settore rischia il contraccolpo

Dal 15 ottobre il Green pass diventa obbligatorio sui luoghi di lavoro, il settore dei trasporti alla prova del nove. Gran parte degli autisti sono dell’est Europa: possibile siano stati vaccinati con preparati non riconosciuti. Riva (Confartigianato): «La norma è chiara ma così si rischiano carenze nei rifornimenti sui vari mercati»
Claudio Riva, presidente degli autotrasportatori aderenti ad Apa Confartigianato Milano Monza Brianza
Claudio Riva, presidente degli autotrasportatori aderenti ad Apa Confartigianato Milano Monza Brianza

È un settore che rappresenta un po’ la cartina al tornasole dell’andamento di tutta l’economia. Se arranca, vuol dire che arrancano anche altri settori produttivi o di servizi. È l’autotrasporto di merci su strada, che tanta parte ha nella logistica in Italia (dove il trasporto su rotaia e quello navale continuano a essere minoritari).

Un settore che, come gli altri, sarà messo ora alla prova del Green pass. Gli autisti dovranno, dal 15 ottobre, esserne dotati. Altrimenti il rischio è quello della paralisi, anche sul fronte degli approvvigionamento delle merci. Il rischio concreto degli scaffali vuoti al supermercato c’è.

«La norma è chiara – spiega Claudio Riva, presidente degli autotrasportatori aderenti ad Apa Confartigianato Milano Monza Brianza – gli autisti sono sottoposti al controllo da parte dell’azienda dove arrivano. Se non hanno il Green pass, non possono entrare in azienda. In teoria è tutto chiaro. Vedremo nella pratica cosa succederà».

Perchè se un autista non può entrare in un’azienda non può né caricare né scaricare: «Il rischio di una carenza di rifornimenti c’è – continua Riva – Gli autisti italiani vaccinati dovrebbero essere otto su dieci. Nella mia azienda sono il 97 per cento, sono contento. Ma il traffico è in mano al 70 per cento ad autisti polacchi, ucraini, bielorussi, lituani».

La domanda è: in presenza di un autista straniero non vaccinato o vaccinato con un vaccino non riconosciuto in Italia (uno su tutti: lo Sputnik russo, verosimilmente assai diffuso nei paesi dell’est Europa), che fare?

«Se anche solo il 20 per cento degli autisti non avesse il Green pass – continua Riva – vorrebbe dire togliere dalle strade un camion su cinque. E vorrebbe anche dire che molti carichi non verrebbero più in Italia, perché dipendiamo molto dagli autisti stranieri, anche dipendenti di aziende di autotrasporto italiane».

Il paradosso è che il settore è in overbooking: «Di lavoro ce n’è – dice Riva – ma mancano mezzi e autisti. I ragazzi italiani non vogliono più fare questo mestiere, che pur è ben retribuito».

Essere in trasferta all’estero il sabato e la domenica, e non a casa a giocare al pallone con gli amici o a fare l’aperitivo, non attira. «E mancano anche i mezzi: se si va a ordinare un camion lo si ottiene in otto mesi, se va bene».