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Auchan, in vista oltre 3mila esuberi. E del futuro di Monza non si sa niente

Incontro al Mise tra sindacati Auchan e Conad per discutere del passaggio alla nuova proprietà dei punti vendita italiani della società francese. Si è parlato di 3.105 esuberi possibili. Conad trasferirà altri 45 negozi oltre ai 109 previsti. Il futuro di Monza (via Lario) non è stato chiarito
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auchan 5 Paolo Rossetti

Alla fine Conad ha gettato la maschera e ha cominciato a parlare di esuberi. Nell’incontro che si è tenuto a Roma al Ministero per lo sviluppo economico, davanti ai sindacati la nuova proprietà di Auchan ha declinato un po’ più nei particolari il piano industriale del dopo acquisizione.

Ai 109 negozi che verranno trasferiti entro marzo ne verranno acquisiti altri 45 (tra cui 19 iper e 2 superstore con riduzioni medie però del 30-50% e altri 24 negozi per un totale di 4.700 persone al lavoro). In tutto quindi 154 negozi con oltre 10mila lavoratori che sviluppano il 66% del fatturato Auchan.

Per altri 31 punti vendita sono in corso trattative per la cessione, mentre, secondo quanto riferito da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, non sono stati forniti riferimenti per altri 52 negozi.

Capitolo esuberi: in tutto sarebbero 6.197, ridotti però a 3.105 grazie a trasferimenti di punti vendita e altre attività. Ci sono da considerare tuttavia anche i lavoratori che operano per Auchan nell’ambito di 3mila contratti di appalto. Di sicuro si sa che tra quelli della logistica solo 560 su 1.222 hanno una garanzia di mantenere il posto. E c’è un altro punto che, dal punto di vista sindacale, conferma le perplessità che avevano portato alla richiesta di incontro al mise e allo sciopero proclamato per mercoledì scorso: il piano dell’azienda di conferimento della rete commerciale, che prima era diluito in un periodo dai tre ai cinque anni, ora dovrà concludersi entro il 2020.

«Lo stato della rete Auchan -sostiene Conad- è di “grave crisi” che si è manifestata in modo significativo negli ultimi 3 anni con perdite accumulate per oltre 800 milioni nel triennio (1,1 miliardi di gestione caratteristica) e dovute a: calo delle vendite, disaffezione crescente della clientela, mancanza di investimenti, presenza di punti vendita di grandi dimensioni con costi insostenibili, costo del lavoro e affitti degli immobili molto al di sopra delle medie “di sostenibilità” del settore, scelte manageriali inadatte alle caratteristiche del mercato italiano.Il deterioramento della rete e della relazione dell’insegna con i consumatori è così rapido che nel 2019 la situazione è peggiorata ulteriormente (-6,7% dei ricavi rispetto al progressivo di settembre 2018) e oggi la rete Auchan fa registrare perdite di esercizio per 1,1 milioni al giorno».

Anche i dati sul mantenimento occupazionale vengono letti da un altro punto di vista: «Gli interventi e gli investimenti già effettuati -dice l’azienda- seppur non abbiano ancora riportato in equilibrio i conti dei punti vendita (nei primi tre mesi dall’acquisizione i negozi con Ebitda negativo sono diventati circa il 90%) hanno comunque portato una soluzione occupazionale stabile e garantita da tutti i diritti previsti dalle leggi vigenti a 3.092 dipendenti, mettendo quindi in sicurezza il lavoro di 13.035 dipendenti. Il Piano Industriale prevede che da oggi siano avviate iniziative per offrire soluzioni occupazionali diverse a 3.105 dipendenti. Viene quindi proposto un vero e proprio Piano per il Lavoro, inteso come salvaguardia del lavoro e tutela dell’occupazione».

Oltre 3mila dipendenti che, però, insistono i sindacati, rischiano il posto di lavoro. Non per niente la sottosegretaria Alessandra Todde all’incontro di giovedì 30 al Mise ha proposto un chiarimento con la proprietà su piano e numeri presentati.

La situazione dell’Auchan di via Lario a Monza non è stata ancora definita: «Non sappiamo ancora niente -dice Matteo Moretti della Filcams Cgil Monza Brianza- È un iper ma non ci è stato detto se rientra nei 45 negozi che verranno acquisiti insieme ai primi 109 o viene considerato in altro modo». Anche nel gruppo delle nuove acquisizioni, tuttavia, sono previste riduzioni consistenti.