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Allarme pane, Nava (pasticceri): «Gli aumenti di costo rischiano di mortificare le festività»

Nei giorni scorsi l’allarme lanciato dai panificatori per l’aumento del costo delle materie prime che rischia di ricadere sul consumatore finale. L’analisi di un pasticcere in vista del Natale in arrivo: parla Luca Nava, già presidente della categoria a livello locale e ora consigliere di Apa Confartigianato.
Luca Nava pasticciere monza
Luca Nava pasticciere monza

«Se assecondo gli aumenti che subisco scaricandoli sul consumatore, rischio di perderlo. Se aumento meno del dovuto, rischio di smenarci. Il fatto è che l’artigiano vive alla giornata, non può programmare più di tanto. Eppure ora bisogna pur farlo, un minimo, perché arriva Natale».

E Natale, per chi gestisce a Monza un bar-gelateria-pasticceria come Luca Nava, significa poter risolvere al meglio tutta l’annata. Nava è stato anche presidente della categoria a livello locale, ora è consigliere di Apa Confartigianato.

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«Le materie prime, io mi servo prevalentemente di quelle italiane, sono aumentate di costo: burro, farina, nocciole, olio. Il latte aumenterà a breve. L’origine degli aumenti sta nella scarsità delle scorte e nell’aumento dei costi di trasporto. La ripresa si sente ma il rischio è che venga mortificata da questi aumenti, che per chi ha una bottega significa anche pagare di più gas, energia, affitto, tasse».

Per di più proprio sotto Natale, periodo decisivo per una pasticceria: «La gente e le aziende iniziano a prenotare adesso per le feste, ma se tra due settimane mi aumenta lo zucchero rischio di pagare pedaggio. Se ho scorte ingenti magari posso ammortizzare i costi in più, ma il dettagliante più di tante scorte non riesce a tenere. Insomma: si lavora, da dopo le vacanze una certa ripresa si sente, ma con costi maggiori, e dopo un periodo di lockdown non favorevole per la nostra categoria. La pasticceria è un di più: se una famiglia è in difficoltà, la taglia subito».

Smorza un poco i toni ma esorta alla vigilanza Domenico Riga, presidente dell’Unione commercianti di Monza e Brianza: «Alla base degli aumenti delle materie prime alimentari c’è il rincaro dei costi energetici e di trasporto. Ma non ci risulta che per ora questi aumenti siano stati scaricati sul consumatore, tranne casi isolati. Certo siamo consci che gli aumenti non tarderanno ad arrivare».

Proprio nei giorni scorsi a Milano le categorie della ristorazione e dei pubblici esercizi (bar) hanno fatto il punto della situazione: «La quantità rilevata delle scorte nel settore – riferisce Riga – è tale da poter scongiurare per ora forti aumenti di prezzo. Soprattutto per i prodotti sotto vuoto e inscatolati. Timori maggiori ci sono nel settore del fresco, dove è più difficile fare scorte. Qui si teme una ondata di rincari sui dettaglianti e sui consumatori. Una ripresa generale la si avverte ma temiamo che i rincari producano un effetto riccio. che i consumatori si chiudano su se stessi limitando la spesa ai prodotti essenziali. Ormai sono due anni, calcolando la pandemia, che siamo sul chi va là: il virus ha scombinato i piani di tante piccole attività che ora fanno fatica a far fronte contro un aumento dei prezzi».