Vittorio Emanuele di Savoia scrive a Monza: «La città è impressa nel nostro codice genetico»

«La città è impressa nel nostro codice genetico»: così scrive Vittorio Emanuele di Savoia da Ginevra a Monza in occasione della nascita della delegazione brianzola degli Ordini dinastici della Real Casa Savoia.
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Il messaggio è arrivato da Ginevra. Sua altezza reale Vittorio Emanuele ha salutato la nascita del nuovo vicariato con “profonda gioia” e ha espresso il desiderio di tornare presto a visitare la città. Il testo è stato letto durante la messa, a cui hanno partecipato i vicari e le più alte cariche degli Ordini. Il vicariato? Già: il vicariato di Monza e Brianza degli Ordini dinastici della Real Casa Savoia, che hanno fatto la loro prima apparizione pubblica con una messa alla Cappella reale della reggia di Monza.

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«A Monza, la mia Casa conobbe pagine gloriose e tragiche – ha scritto – vera e propria capitale estiva del Regno d’Italia nell’ultimo frammento dell’Ottocento, testimone del doloroso Regicidio del mio Augusto Avo, S.M. il Re Umberto I, essa resta impressa nel codice genetico di Casa Savoia con le sue bellezze e le sue testimonianze così cariche di storia e di valori, quali la Villa reale e la splendida cappella. Un’importanza – ha proseguito – che trova eco anche nella Cappella di Teodolinda del Duomo di Monza, dove è custodita una delle reliquie più insigni della cristianità: il Santo Chiodo, incastonato nella Corona Ferrea che rappresenta per la mia Casa un segno di fede e di regalità».

Vittorio Emanuele, principe di Napoli e duca di Savoia, è figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e di Maria José. Classe 1937, cresciuto come futuro erede al trono, Vittorio Emanuele viene allontanato da Roma il 7 agosto 1943: lo si voleva proteggere da possibili operazioni di cattura tedesche. Si trasferisce con la madre e le sorelle in Piemonte. Con l’entrata in vigore della Costituzione italiana, il primo gennaio 1948 viene costretto all’esilio come tutti i membri maschi di Casa Savoia: con la madre e le sorelle si trasferisce allora a Merlinge, in Svizzera.

Nel 1970 sposa Marina Ricolfi Doria e nel 1972 diventa padre di Emanuele Filiberto. I contrasti con il padre, Umberto II, e le vicende giudiziarie in cui è rimasto implicato hanno scandito gli anni della sua giovinezza. Nel 2002, abolito l’esilio, ha giurato fedeltà alla Costituzione Repubblicana e al presidente della Repubblica.