Violenza di genere, il caso Cadom dopo lo strappo sulla privacy

LEGGI La lettera aperta - Il Cadom, Centro donne maltrattate, non gestirà più gli sportelli anti violenza di Brugherio, Lissone e Seregno: l’uscita di scena, che si protrarrà almeno fino alla fine del 2019, è legata alla decisione dell’associazione di non girare alla Regione il codice fiscale e i dati personali di chi si rivolge ai volontari per chiedere aiuto e segnalare soprusi.
Palazzo RegioneLombardia
Palazzo RegioneLombardia

Il Cadom, Centro donne maltrattate, non gestirà più gli sportelli anti violenza di Brugherio, Lissone e Seregno: l’uscita di scena, che si protrarrà almeno fino alla fine del 2019, era nell’aria da qualche mese ed è legata alla decisione dell’associazione di non girare alla Regione il codice fiscale e i dati personali di chi si rivolge ai volontari per chiedere aiuto e segnalare soprusi. La comunicazione delle informazioni, secondo i responsabili del Cadom, potrebbe mettere a rischio l’anonimato delle vittime e non è necessaria per aggiornare l’analisi statistica dei fenomeni legati alla violenza di genere.


LEGGI Lettera aperta del Cadom: «Noi ascoltiamo le donne, non vogliamo schedare nessuno»

Il Centro non ha, di conseguenza, sottoscritto la convenzione con il Pirellone ed è stato escluso dai finanziamenti regionali. Il Comune, capofila della rete Artemide che raggruppa enti locali e associazioni della Brianza impegnati a contrastare la violenza contro le donne, non ha rinnovato l’accordo con Cadom che rimarrà nell’aggregazione ma non potrà gestire i tre sportelli a cui, compreso quello monzese, nei primi sei mesi del 2019 si sono rivolte 180 persone. Gli operatori hanno organizzato 371 colloqui individuali di accoglienza e avviato un percorso di uscita per 123 donne: «Un lavoro del genere – commentano – non si improvvisa».

Cadom, che rinfaccia all’amministrazione di Monza di aver sottovalutato la questione, sarà attivo nella sede storica di via Mentana, promuoverà nuovi progetti di prevenzione nelle scuole, percorsi di formazione per volontari e la creazione di gruppi di auto-mutuo aiuto. Chiederà, inoltre, ai comuni brianzoli di finanziare la rete Artemide per non dover dipendere totalmente dalla Regione che, accusa, avrebbe dimostrato un «atteggiamento vessatorio». Fino a dicembre gli sportelli di Brugherio e di Lissone saranno gestiti da Telefono donna onlus, mentre quello di Seregno da White Matilda.