Vimercate, gli studenti del liceo indagano sul Dna per parlare ai più giovani di biotecnologie

Gli studenti del liceo Banfi di Vimercate insegnano le biotecnologie ai colleghi delle scuole medie del territorio. È il progetto Biolab e parla ai più giovani di dna o ogm attraverso l’allestimento di laboratori che, per esempio, prevedono anche l’analisi di una scena del crimine.
Vimercate: la prof Marina Porta con gli studenti Francesco Gori, Lorenzo Meroni, Matteo Tagliabue, Leonardo Stucchi, Alessia Miragoli
Vimercate: la prof Marina Porta con gli studenti Francesco Gori, Lorenzo Meroni, Matteo Tagliabue, Leonardo Stucchi, Alessia Miragoli Gloria Viscardi

Alla ricerca del colpevole, del malato o del prodotto geneticamente modificato. Così i ragazzi tutor del liceo Banfi di Vimercate con la docente Marina Porta parlano agli studenti delle scuole medie di Dna. Il progetto è il Biolab e ha come obiettivo avvicinare i giovanissimi alle biotecnologie attraverso il divertimento “intelligente”.

«Biolab nasce come prosecuzione di un progetto del Cusmibio dell’Università Statale di Milano che ha fatto da ponte tra l’università e la scuola superiore – spiega la docente responsabile Marina Porta – Noi abbiamo creato la stessa cosa ma facendo interagire scuola medie e superiori».

Il Banfi ha importato tre dei vari laboratori proposti dall’università: “Chi è il colpevole”, “Sano e malato “e “Identificazione Ogm”.

«Nel mio primo laboratorio i ragazzi assistono a una scena del crimine e attraverso l’analisi del Dna devono trovare il colpevole – continua Porta – In “Sano e malato” devono invece risalire a malattie genetiche di cui si è portatori, in particolare l’emofilia e l’ipercolesterolemia. Per quanto riguarda “Identificazione Ogm” analizziamo dei semi per vedere se c’è una modificazione genetica».

Alle classi delle medie che decidono di aderire il progetto viene fatta una lezione teorica atta a preparare gli alunni dal punto di vista legale, medico e agrario. La lezione è tenuta dai ragazzi liceali che vestono il ruolo di professori.

L’iniziativa assume connotati estremamente pratici, al di là della scena del crimine: i ragazzi si trovano a ricostruire l’albero genealogico partendo dai bisnonni o ad analizzare gli stessi cibi che finiscono sulla loro tavola ogni giorno.

La professoressa Porta si occupa di reperire veri campioni di Dna all’Università Statale di Milano. Questi vengono poi esaminati dai ragazzi con l’aiuto dei tutor con l’apparecchiatura specifica per l’elettroforesi, il meccanismo tecnico per analizzare il Dna e necessario quindi per risolvere l’enigma: trovare l’autore del crimine inscenato, scoprire se un futuro nascituro è sano o malato, quantificare quanti Ogm vengono ingeriti ogni giorno o arrivano alle aziende agricole.

«Ad oggi abbiamo feedback solo positivi – spiega Porta – Abbiamo avuto classi delle scuole medie di Sulbiate, Concorezzo, Arcore, Ronco Briantino, Vimercate, Agrate Brianza. Ho circa 400 ragazzi che passano da qui».
«Il progetto Biolab a parer mio è molto utile – afferma Matteo Tagliabue, uno dei ragazzi tutor – si imparano moltissime cose nuove, non solo sulla biologia ma anche sul mondo medico e delle investigazioni scientifiche. Si impara ridendo e scherzando».

L’obiettivo del progetto è “mettere dei semini” sperando che un giorno maturino e creare un interesse per un argomento che è oggi all’ordine del giorno: il Dna, malattie genetiche e Ogm.