Villa reale, la proposta dei comitati: modello Venaria o Schönbrunn e un comitato scientifico

Comitato Parco e Comitato La Villa reale è anche mia prendono posizione dopo il ritorno della Reggia nelle mani pubbliche. E indicano una serie di suggerimenti, dalla gestione all’istituzione (infine) di un comitato scientifico.
Il direttore della Villa reale Giuseppe Distefano e il presidente Dario Allevi
Il direttore della Villa reale Giuseppe Distefano e il presidente Dario Allevi Fabrizio Radaelli

Sono stati i protagonisti della battaglia contro l’affidamento al privato della Villa reale e ora, sei anni dopo l’apertura della Reggia con il concessionario, nobilmente non dicono “l’avevamo detto”. Al più, parlano di “errori da non ripetere”. Comitato Parco e Comitato La Villa reale è anche mia prendono posizione sul ritorno in mano pubblica del bene e lo fanno elencando soprattutto una serie di suggerimenti per la gestione futura.

Intanto: “Valutare come modelli amministrativo/gestionali altre esperienze nazionali” che partono per esempio dal Consorzio delle Residenze reali sabaude (a onor del vero già citato dal presidente Dario Allevi), ma anche estere, come “la Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebs GmbH, società con natura di soggetto di diritto privato controllata al 100% dalla Repubblica d’Austria”. Un suggerimento quindi che non esclude il sistema privato, quando questo è in mano pubblica. E poi la proposta di “rafforzare la capacità di indirizzo culturale, e di gestione e controllo dell’ente Consorzio tramite l’istituzione del comitato tecnico scientifico previsto dallo statuto del medesimo e la dotazione di risorse adeguate a un compito di tanto rilievo”.

Tra le proposte operative i comitati, di cui sono portavoce Bianca Montrasio e Roberto D’Achille, indicano per la Villa il ruolo di “centro di diffusione della cultura, in particolare della didattica anche a livello universitario” e insistono sulla veste di “museo di se stessa con il riallestimento delle sale laddove è possibile e utilizzando la tecnologia virtuale laddove non lo è. Le idee non mancano: vanno tirate fuori dai cassetti dove sono state relegate per anni”. Così come va raccolta, dicono i comitati, la disponibilità di associazioni e realtà cittadine a sostenere lo sforzo della riapertura “pubblica”, anche con “attività culturali di vario genere che possano essere propedeutiche alla tanto attesa riapertura quando sarà possibile”.

Per i comitati non è un “anno zero”, per quanto sia un momento “che ha comunque i connotati per avere un posto di rilievo negli annali del nostro territorio”. “Il passaggio non sarà immediato e neppure indolore: la direzione del Consorzio vuole doverosamente verificare lo stato di ogni spazio dato in concessione. Ed è in vista un contenzioso. L’ormai ex concessionario ha richiesto un risarcimento plurimilionario per mancati introiti” ricordano i comitati, che preferiscono invece parlare di “rischio d’impresa”.

La conclusione: “Crediamo che l’esperienza pregressa e quella di altri beni culturali dimostrino la necessità di costruire su basi solide, pianificate giorno per giorno verso obiettivi precisi, la rinascita della Villa e dell’ente gestore del complesso monumentale, abbandonando quindi la logica degli eventi di facciata e delle scelte estemporanee e occasionali”.