Villa reale di Monza, parla Navarra: «Inorridito, come imprenditore e cittadino»

La ricostruzione di quanto accaduto alla Villa reale di Monza da parte del concessionario Attilio Navarra alla vigilia della consegna delle chiavi al Consorzio. «Inorridito, come imprenditore e cittadino».
Attilio Navarra in VIlla reale a Monza
Attilio Navarra in VIlla reale a Monza Fabrizio Radaelli

«Sono inorridito, come imprenditore e cittadino». Non utilizza mezzi termini Attilio Navarra, presidente di Nuova Villa Reale spa, il concessionario privato che ha realizzato i lavori di restauro per la Reggia di Monza e che, ora, lascerà le chiavi al Consorzio di gestione presieduto dal sindaco Dario Allevi. Navarra, in seguito alle dichiarazioni dell’Amministrazione comunale degli ultimi giorni, ha voluto esporre la sua versione dei fatti.

«Da aprile 2016 – spiega – chiediamo al concedente una revisione del piano economico e finanziario presentato in sede di gara. Questa è una possibilità prevista per tutti gli accordi di project financing qualora il concessionario evidenzi che il piano originario non possa essere rispettato per presupposti oggettivi. Per rispondere alle sette problematiche che sollevammo fu istituita una cabina di regia».

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«Tuttavia – precisa Navarra – sebbene il sindaco Allevi si sia dimostrato disponibile al dialogo fin dal suo insediamento, le risposte tardavano ad arrivare e le cose procedevano a rilento. Noi chiedevamo, in prima istanza, che fosse portato avanti il masterplan dello studio di progettazione Carbonara, vincitore di un concorso internazionale già nel 2004, per il restauro dell’ala nord e di altri interventi. Non è vero, come sostiene il sindaco oggi, che questo non è stato fatto per mancanza di fondi. I fondi c’erano, due anni fa sono arrivati dall’Accordo di programma tra Regione Lombardia e i comuni di Milano e Monza 23 dei 55 milioni stanziati per il parco e ne è stata impiegata una piccolissima parte. E ancora devono arrivare gli altri 32 milioni».

«La lentezza nelle risposta – prosegue il privato – ha fatto sì che, a novembre 2019, mandassimo, per scuotere le coscienze, una diffida al Consorzio, chiedendo la restituzione dell’importo fino ad allora investito di 8,4 milioni. Dopo qualche giorno sono stato convocato e mi è stato detto che non c’era la possibilità di apportare le modifiche da noi richieste e che l’intenzione era invece quella di rilevare la gestione con un accordo bonario. Così, da gennaio 2020, è stato istituito un tavolo tecnico che, bilanci alla mano, doveva stabilire l’investimento non ammortizzato. Alla fine, dopo sette-otto riunioni, le ultime delle quali in pieno lockdown, si è arrivati a stabilire una cifra di quattro milioni di euro».

Nel frattempo, da fine febbraio, con lo scoppio della pandemia la Villa reale chiudeva i battenti per Covid. «A seguito dell’ultima riunione del tavolo tecnico – racconta ancora Navarra – Regione Lombardia ha richiesto un parere alla Corte dei conti sulla cifra che avrebbero dovuto riconoscerci. Non abbiamo mai ricevuto copia di quella richiesta, ma conosciamo la risposta, che è stata positiva in merito alla possibilità di attingere ai 55 milioni dell’Accordo di programma, pur evitando la Corte di esprimersi sulla correttezza dell’importo. Nel frattempo, ottenuta per Dpcm la possibilità di riaprire al pubblico, noi mandavamo ben quattro pec al Consorzio per chiedere un incontro e attivare un protocollo Covid, senza ricevere alcuna risposta. Un vero e proprio blackout».

Il pubblico, stando alla ricostruzione di Navarra, sarebbe tornato a farsi sentire soltanto in estate: «Il 5 agosto veniamo convocati dal sindaco Allevi in video-conferenza. Ci ha spiegato di non averci risposto a causa della pandemia e del fatto che il direttore generale del Consorzio, il dottor Piero Addis, fosse dimissionario».

A ottobre, dopo la risposta della Corte dei conti a Regione, entra in carica l’erede di Addis, Giuseppe Distefano. «Ci ha voluti subito incontrare – dice Navarra – e abbiamo iniziato a redigere un protocollo Covid per riaprire al pubblico, sebbene proprio in quei giorni la situazione fosse confusionale per il peggioramento del quadro dei contagi, soprattutto a Monza».

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In realtà, però, l’epilogo è vicino. «Il 28 ottobre – conclude il presidente di Nuova Villa Reale spa – assistiamo a una seduta di Consiglio comunale in cui tutti, maggioranza e opposizione, incolpano me della mancata riapertura. Lì ho capito che era stata trovata un’intesa politica per estrometterci, nonostante il professor Sabbioni, avvocato incaricato dal Consorzio, abbia proprio in quella seduta ammesso che, da parte nostra, fino al 17 maggio 2020 non ci fossero inadempienze».

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«Sono quattro generazioni che la mia famiglia fa, con onore, questo lavoro – conclude Navarra – e, visto il clima surreale venutosi a creare, per cui il colpevole di tutto è Navarra, per evitare di essere incolpato anche di occupare un bene monumentale indebitamente ho deciso di restituire la reggia. Certo è che così non è stato possibile effettuare un passaggio di consegne e know-how graduale, ma è andato anzi distrutto un valore sociale e culturale, con lo smantellamento di arredi realizzati appositamente per la Villa reale. Basti pensare che viene buttata una cucina disegnata da uno chef stellato e dal valore di 650mila euro. Una follia. Mi sembra che sia presente una strategia atta ad alleviare, attraverso nostre ipotetiche inadempienze, le colpe di altri».