Villa reale di Monza, divorzio definitivo con il privato: «Riapriamo a maggio, covid permettendo»

Anche l’ultimo mazzo di chiavi della Villa Reale di Monza passa nelle mani del Consorzio: la firma finale sui verbali del passaggio di consegne tra pubblico e privato.
Conferenza stampa Consorzio
Conferenza stampa Consorzio Fabrizio Radaelli

Anche l’ultimo mazzo di chiavi della Villa Reale di Monza passa nelle mani del Consorzio. E adesso le prospettive sono due: da un lato la “ricostruzione” di uno spazio aperto al pubblico e dall’altro la partita legale – che prenderà anni, a essere ottimisti. È finita così la chiusura del rapporto tra ente pubblico (il Consorzio) e il privato (Nuova Villa reale Spa) lo scorso lunedì: la firma sui verbali al termine di un mese e mezzo di verifiche, stanza per stanza degli spazi dati in concessione quasi 10 anni fa. Se una prospettiva c’è, al momento – quella più urgente, la restituzione al pubblico del bene pubblico – si parla di un paio di mesi.

«Pandemia permettendo contiamo di aprire entro la fine di maggio» dice Dario Allevi, che in quanto sindaco è anche presidente del Consorzio Villa Reale. «In ogni caso stiamo lavorando da settimane per rendere possibile la riapertura» che, ovviamente, non è semplice.

«Soprattutto perché il Consorzio è nato light, volutamente, ma ora dovrà gestire anche la Villa Reale» e quindi ha bisogno di risorse, in senso lato: personale e risorse. «Abbiamo aperto un confronto con i soci fondatori e gli altri soci, Camera di commercio e Assolombarda per vedere quanto l’unione faccia la forza» chiosa Allevi. Che parla soprattutto al fronte pubblico: il Comune di Milano, oltre a quello di Monza, la Regione, il Ministero e «ci auguriamo che ognuno sia pronto a fare un salto di qualità a favore del Consorzio», un balzo che si traduce nella messa a disposizione di personale e sostegno economico.

Il faro è puntato in particolare sul Ministero, da cui ci si aspetta trasferimento di figure chiave e la possibilità di partecipare a bandi che diano forza all’ente pubblico nel nuovo impegno, ma l’appello va al ministro Dario Franceschini così come ad Attilio Fontana (presidente della Regione) e a Beppe Sala (sindaco di Milano).

«Il Consorzio è nato di fatto come organo di controllo e indirizzo, ma non è più così: la pianta organica è insufficiente. Le interlocuzioni sono positive, mi auguro si possa passare ai fatti».

Nel frattempo Allevi riferisce di avere avuto una valanga di disponibilità dalla società civile per essere parte del rilancio di Villa Reale. «Sono state tutte trasmesse al direttore del Consorzio, Giuseppe Distefano, con la raccomandazione di incontrare tutti, perché ognuno può avere l’idea giusta» per il futuro.
«Con la loro presenza siamo più tranquilli sulle prospettive, nel modo che decideremo di declinare la gestione della Villa» che, osserva Allevi, dovrà avere l’identità come parola chiave, insieme a partecipazione. E la causa del privato? Vale 9,8 milioni di euro, dice il diretto interessato.

«Mi auguro che Navarra si fermi – commenta con una battuta il sindaco e presidente – perché ogni volta sono un paio di milioni in più. Diamo per scontato che la causa ci sarà. Ma tre sindaci molto differenti e quattro direttori altrettanto differenti non hanno ritenuto di accogliere richieste come quella di modifica al Piano economico finanziario, che sono state ufficializzate nel primo anno dopo l’apertura. E per questo pensiamo di stare dalla parte del giusto. Soprattutto perché si sarebbe tratto di modificare un piano figlio di una gara pubblica».

Controcausa del privato? Allevi non si sbilancia: «Noi numeri non ne diamo. Lo faremo davanti ai giudici se sarà necessario».