Viaggio a “il Cairo” di Monza: 32 abitazioni e 69 famiglie residenti

In via Sant’Alessandro a Monza, alla periferia di San Rocco, lo strano caso del “Cairo”: solo 36 appartamenti, ma 69 famiglie residenti. Alcuni dicono: «In certe piccole case persone ammassate». Appello al sindaco.
Monza Corte via Sant Alessandro
Monza Corte via Sant Alessandro Fabrizio Radaelli

Tutti lo chiamano “il Cairo”, per la massiccia presenza di stranieri – nordafricani, per la maggior parte. Eppure quella casa di ringhiera, al civico 46 di via Sant’Alessandro a Monza, alla periferia di San Rocco, è censito anche sul portale Lombardia Beni Culturali: carte alla mano, risale al primo quarto del Settecento. A visitare adesso quel caseggiato, dello splendore di una volta non resta nemmeno il ricordo. Sono 40 i locali ricavati dai suoi spazi: tolti i quattro che, al piano terra, hanno destinazione commerciale, restano quindi 36 unità abitative.

Secondo i dati forniti dall’ufficio statistica dell’amministrazione comunale, a quel civico hanno ufficialmente preso residenza 139 persone – 66 italiani e 73 stranieri. Sono 69 le famiglie anagrafiche registrate: 32 con capifamiglia italiani e 37 con capifamiglia stranieri.

«Se, al conteggio, si sottraggono poi gli appartamenti chiusi o messi all’asta, almeno un paio al momento – segnala una famiglia italiana che vive al “Cairo” da più di dieci anni – i conti sono presto fatti: negli alloggi, che sono tutti di piccole dimensioni, sui quaranta metri quadri circa, si ammassano anche cinque, sei, sette persone. Senza contare chi abita qui irregolarmente: sommando a regolari il numero, presunto, di irregolari, la cifra lievita, e anche di parecchio. Non bastano più dei controlli superficiali: il sindaco deve venire a vedere come si vive qui. Perché via Asiago era niente in confronto».

In via Sant’Alessandro 46 ci sono problemi di sicurezza e di legalità: il via vai è costante, spiega chi si trova a fare quotidianamente i conti con facce che non promettono nulla di buono: «Ogni giorno si incontrano persone diverse: gli abusivi arrivano la sera tardi e se ne vanno al mattino presto, prima delle sette – racconta una donna, che preferisce mantenere l’anonimato per evitare ripercussioni – Dormiranno su materassi buttati per terra, non ne abbiamo idea. Polizia e carabinieri sono di casa, qui: ma la situazione non cambia. Mai. E noi, che magari casa qui l’abbiamo anche acquistata, investendo tanti risparmi, ci troviamo la droga nelle cassette della posta. L’ultima volta è capitato un paio di settimane fa». E se lo spaccio resta una costante, la prostituzione almeno sembra essere cessata: da un anno, raccontano, non si notano andirivieni sospetti.

«Ma c’è chi si mette a fare dei lavori di ristrutturazione all’una del mattino e chi, per poco, non dava fuoco all’intero stabile utilizzando, per scaldarsi, un braciere improvvisato – hanno elencato – In tanti non pagano le spese, sia quelle condominiali sia quelle relative al consumo dell’acqua. Non c’è chi si preoccupa della raccolta differenziata e i rifiuti, spesso, vengono gettati nel sottoscala. Dove si trovano anche i bisogni dei cani. I nostri bambini il cortile non sanno nemmeno cosa sia: non li abbiamo mai fatti scendere a giocare. È pericoloso».

Ai problemi di convivenza con le persone, si aggiungono quelli legati alla presenza della ferrovia: lungo i binari che fronteggiano lo stabile transitano più di trecento treni al giorno. Dalle quattro del mattino a mezzanotte non esiste tregua.

Mentre i residenti aspettano (da anni) la posa dei pannelli antirumore, non smettono di chiedere all’amministrazione maggiore considerazione nei confronti delle loro esigenze e di quelle dell’intero isolato: «Il nostro “quadrello” – hanno concluso – è la periferia della periferia: ritirano la spazzatura a singhiozzo, non intervengono né per spargere il sale né per rattoppare le buche nelle strade e nei marciapiedi. Le sue condizioni di via Sant’Alessandro, Mogadisco, Mercadante e Pelucca continuano a peggiorare: mai nessuno che, negli anni, si sia scomodato dalle sue poltrone per controllare. Speriamo possa preoccuparsene la nuova amministrazione».