Vecchi tram Atm di Desio: il ministero mette sotto tutela le carrozze e tutto il deposito

Il Ministero per i Beni culturali con una lettera mette sotto tutela il deposito Atm di Desio, i vecchi tram (42 carrozze degli anni ’20 e ’30 da salvare dalla demolizione) rimesse e recinzione. Bonifiche e alienazioni andranno per le lunghe.
Desio: deposito Atm  tram
Desio: deposito Atm tram

E alla fine si mosse anche il Ministero dei Beni culturali. Con una lettera  recapitata giovedì, il segretariato regionale della Lombardia del Mibac Francesca Furst, ha preso posizione in merito alla vicenda dei 42 tram conservati al deposito Atm di Desio e oggetto di un bando di gara promosso dalla stessa Azienda di trasporto milanese per la loro dismissione, previa bonifica dell’amianto. Gran parte delle carrozze versa in condizioni tali da avere come unica fine quella della demolizione. Un diverso discorso, invece, secondo gli appassionati, riguarderebbe una decina di motrici, pezzi unici ancora recuperabili che meriterebbero una sorte ben diversa. Per loro si  sono mossi musei e aziende di Hannover, Reggio Emilia e della Bergamasca proprio leggendo gli articoli del Cittadino.

Nella missiva, il Mibac ha elencato le comunicazioni che ha provveduto a inviare ad Atm nel corso degli ultimi mesi dopo aver appreso «attraverso la stampa» delle «attività di dismissione del deposito» desiano. In particolare, si legge che per quanto riguarda i 42 tram oggetto del bando, il Mibac ha segnalato che «i mezzi di trasporto con oltre 70 anni sono tutelati dall’articolo 10 del Codice dei beni culturali  e del paesaggio, evidenziando all’ente proprietario (Atm, ndr) l’obbligo di verifica dell’interesse culturale» del materiale rotabile brianzolo.

Ma già che c’era, il Mibac, nella lettera (indirizzata oltre ai vari responsabili della Soprintendenza regionale, al direttore generale dei musei, al capo di gabinetto del Mibac e alla Federazione italiana ferrovie turistiche e storiche che per prima si era mossa per salvare le carrozze desiane) ha rilevato che «il complesso architettonico che ospita il deposito Atm e le officine risale a oltre 70 anni fa» e anch’esso  è dunque tutelato dallo stesso Codice. Quindi, «lavori e opere di qualunque genere, comprese le lavorazioni previste dal bando in oggetto» sono «subordinate alla preventiva autorizzazione» della Soprintendenza.

Non solo le carrozze oltre i 70 anni sono da considerare beni che meritano di essere conservati (se in buono stato ovviamente) ma anche le «cose immobili» come la «palazzina su strada, i depositi storici» e persino la «recinzione» che hanno più di 70 anni, devono essere tutelati.  Per bonificarli e alienarli Atm deve quindi sottostare alla rigida prassi, prevista dalla legge, prevista dal Codice e avanzare tutte le richieste di autorizzazione del caso.
«A oggi però – scrive ancora la dottoressa Furst nella lettera – non risultano pervenute presso gli uffici del Mibac né la richiesta di autorizzazione da parte di Atm per l’esecuzione dei lavori di bonifica, né alcuna istanza di verifica dell’interesse culturale relativa ai beni».

«La lettera – spiegano da Atm, alla quale la missiva non era comunque indirizzata – non ci accusa di nulla. Stiamo dialogando con il Mibac e facendo un censimento delle vetture che possono essere restaurate, dopo la bonifica dell’amianto. Abbiamo individuato alcuni mezzi che non saranno alienati ma conservati». Per quanto riguarda gli edifici, la situazione sembra più nebulosa: «Vogliamo bonificarli, ma non sa ancora nulla circa il loro futuro».