Varedo, volontaria in Kenya muore in un incidente stradale: addio a “Mama Anakuja” Ostinelli

È morta in un incidente stradale Liliana Ostinelli, la missionaria laica varedese in Kenya da anni impegnata con il marito Saturnino nel children center da loro aperto nel 2005 a Malindi per ospitare bambini orfani.
Varedo, Liliana Ostinelli
Varedo, Liliana Ostinelli Pier Mastantuono

È morta in un incidente stradale Liliana Ostinelli, la missionaria laica varedese in Kenya da anni impegnata con il marito Saturnino Vernocchi nel children center da loro aperto nel 2005 a Malindi. Per ospitare centinaia di bambini orfani, affetti da patologie importanti e in particolare difficoltà. Mama Anakuja, come era conosciuta tra il personale e i piccoli del centro di accoglienza e nella capitale keniota, ha perso la vita nella mattina del 16 marzo. In base alla ricostruzione di quanto accaduto, fatta dai primi soccorritori giunti sul posto, si trovava a bordo della sua auto ed era appena uscita dalla strada sterrata che conduce a Muyeye, dove sorge la struttura di accoglienza cui lavorava con tanto amore da più di un decennio. Arrivata in prossimità del Tropical Resort, la macchina è entrata in contatto violentissimo con un camion dell’acqua di passaggio, è uscita di strada per finire nel fosso che costeggia la strada, concludendo la propria corsa contro un muro. La parte frontale dell’utilitaria si è letteralmente accartocciata su se stessa e per la Ostinelli non c’è stato niente da fare. La varedese è morta sul colpo. I funerali sono stati celebrati in settimana, dopo l’arrivo in Kenya dei figli Roberto e Pussy, a loro volta molto conosciuti a Varedo. Il corpo è stato cremato e al ritorno della famiglia in Italia la figura di Mama Liliana dovrebbe essere opportunamente commemorata con una cerimonia che non mancherà di coinvolgere e commuovere tanti varedesi, che la conoscevano e conoscevano la sua opera di impegno instancabile in Africa.

Una azione che, in 13 anni aveva portato a trasformare il centro di Muyeye da poco più di un pollaio nel quale si trovavano ammassati decine di bambini in difficoltà, alla struttura completa e accogliente che era diventata. Non a caso, il soprannome “Mama Anakuja” deriva dal grido con il quale i piccoli la accoglievano quando arrivava al centro: «La mamma arriva!».