Tutto in presenza tranne il consiglio comunale: scontro a Monza e richiesta di dimissioni del presidente

Giovedì 28 ottobre il dibattito politico con la richiesta di dimissioni del presidente del consiglio comunale per il mancato rientro in aula delle sedute.
Filippo Carati
Filippo Carati Fabrizio Radaelli

Non sarà una seduta lampo: giovedì 28 ottobre il consiglio comunale che dovrà pronunciarsi sulla revoca del ruolo di presidente a Filippo Carati invocata dalle minoranze quasi al completo non si esaurirà in poche battute. Il leghista è finito sul banco degli imputati perché, accusano le opposizioni, non si sarebbe attivato in modo adeguato per consentire il ritorno in piazza Trento e Trieste dell’assemblea che dall’inizio della pandemia si riunisce da remoto. Carati, per rispetto nei confronti dell’aula, preferisce non commentare la richiesta: il mancato rientro in municipio, ha spiegato più volte, è sancito dalla relazione dei responsabili della sicurezza. Il locale non può ospitare più di trenta persone: un numero nettamente inferiore a quello degli amministratori e dei tecnici che partecipano ai dibattiti.

«La questione – afferma il democratico Marco Lamperti – non è solo tecnica, ma politica. Noi siamo stati ben contenti di collegarci da casa nei mesi più duri della pandemia ma ora, con i mezzi affollati e i ristoranti pieni, si potevano trovare soluzioni alternative». Il Pd suggerisce un trasloco in altre sedi: «È surreale – commenta – che nella terza città della Lombardia non ci sia una sala adatta. Di questo passo rischiamo di concludere il mandato a distanza» in quanto difficilmente l’emergenza sanitaria sarà revocata il 31 dicembre.

Paolo Piffer di Civicamente è convinto che l’obbligo del green pass negli uffici pubblici e l’occupazione del 100% dei posti nei cinema possano aprire a breve le porte dell’aula consiliare: «Le commissioni sono già tornate – afferma – il prossimo step sarà il consiglio. Siamo molto critici sulle scelte effettuate da Carati ma la situazione dovrebbe sbloccarsi». La sua interpretazione potrebbe essere diversa da quella fornita dal responsabile della sicurezza di piazza Trento e Trieste.

«Le norme emanate per i cinema e i teatri – replica il capogruppo leghista Cesare Gariboldi – non possono essere applicate all’aula consiliare. Se arriveranno indicazioni differenti saremo i primi a voler tornare in presenza dato che da lontano è molto più difficile gestire i dibattiti, i tempi delle votazioni si allungano a dismisura e in più occasioni si sono verificati problemi tecnici». Poi sferra un attacco al Pd: «Questa mozione – incalza – è una farsa, un autogol politico della sinistra che servirà solo a farci perdere una sera».

Il centrodestra confermerà la fiducia a Carati e il dibattito potrebbe non avvicinare le posizioni in campo: resta da dire che negli ultimi mesi i comuni si sono mossi in ordine sparso. In Brianza, come nel resto d’Italia, ci sono consigli che continuano a riunirsi da remoto, alcuni optano per la formula mista con la presenza di una parte dei componenti, altri escludono solo il pubblico mentre alcuni ammettono anche i cittadini.