Treni, in viaggio sul Molteno-Lecco dove “fa un freddo cane e la gente si copre con indumenti mai visti”

Ci sono i treni soppressi, quelli che saltano o sono in ritardo, quelli senza aria condizionata. E poi c’è la linea Molteno-Lecco, dove “fa un freddo cane e la gente si copre con indumenti mai visti”. Lo racconta (con ironia) una pendolare.
Un treno della linea Molteno-Lecco
Un treno della linea Molteno-Lecco Cardini

Ci sono i treni soppressi, come per esempio quelli della linea Seregno-Carnate dopo le 17 di lunedì 20 luglio. Ci sono i treni che saltano o sono in ritardo (sulla Milano-Chiasso), ci sono le carrozze senza aria condizionata che fanno imbestialire i viaggiatori (sulla Milano-Bergamo via Carnate). E poi c’è il grande freddo: è sulla linea Molteno-Lecco e lo racconta (con ironia, va detto) una pendolare, ma anche giornalista. Un post su facebook (vai) condiviso anche con il CittadinoMB. Eccolo.

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Uno sfogo: Ho sempre sognato di scrivere un reportage dalla Lapponia, poi sono salita sul treno Molteno-Lecco e ho capito che per fare un po’ di pratica sarei potuta partire da lì. Perché sul Molteno-Lecco fa un freddo cane. Non un freddo-fresco montagnoso ma un freddo da frigorifero vuoto, da coscia di pollo ghiacciata, da odio per l’intero ecosistema globale. Sì perché se sei un pendolare, anche se in ufficio hai l’aria condizionata, dovrai comunque farti almeno un 5/10 minuti di camminata/bici/metro per raggiungere la stazione. E quei maledetti minuti ti fregano: sudi come una sharpei in una sauna, vorresti berti il Po alla goccia, pensi solo al momento in cui, seduto sul sedile, prenderai un po’ d’aria.

E invece no, dopo l’inferno di Milano, c’è il Molteno-Lecco che ti aspetta. La barca di Caronte che ti trasporterà nella verde Brianza. Sali sul vagone e lo sbalzo termico è peggio di quello che provano i beduini in mezzo al deserto. Il sudore forma una pellicola di brina sulla pelle. La gente si copre con indumenti mai visti: cartellette di plastica, sacchetti della schiscia, pezzi di giornale, pelli di daino. Qualcuno guarda in direzione del bagno: da un momento all’altro potrebbero uscirne dei pinguini che stanno approfittando del mezzo per migrare.

Oppure potrebbe spuntare una foca da sotto il sedile. Oppure ecco il macchinista in tuta da sci che ti offre un bombardino. Intanto il “treno-clima-branca-menta” è arrivato a destinazione: scendo. Metto un piede sul suolo villasantese. Un’ondata di afa m’investe come se fossi stata buttata nel Vesuvio. A quel punto anche noi beduini perdiamo la pazienza. Sono solo insulti a TRE-profondo-NORD.
Stefania Antonelli