Treni a Monza e Brianza, un altro venerdì nero: ma conviene vendere a Trenitalia?

Dopo un nuovo venerdì nero sui treni che attraverso Monza e Brianza, uno sguardo anche all’ipotesi di cessione di quote a Trenitalia. Funzionerebbe?
Un treno alla stazione di Monza
Un treno alla stazione di Monza Fabrizio Radaelli

“Criticità su 42 linee ferroviarie su 42”: è tutt’altro che invidiabile la situazione delle linee ferroviarie lombarde come risulta dal comunicato dei pendolari del meratese che ha fotografato il sito di Trenord nel pomeriggio di venerdì 25 maggio.

Ne sanno qualcosa i pendolari delle linee Milano – Lecco e Bergamo via Carnate che nella stessa mattinata si sono ritrovati disagi e ritardi per la presenza di un treno ko nella stazione di Arcore dove la prima versione dell’azienda parlava di atto vandalico poi diventato “guasto al treno”, una doppia versione che non chiarisce la situazione ma è emblematica della grave situazione di Trenord.

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Ed è proprio questo il punto, se si analizzano la costante deriva della gestione manageriale di Trenord ancora più pesante per altre linee, fra le quali la più danneggiata è la S9 Saronno – Albairate dove, anche con la concausa di problemi di sicurezza sui convogli indipendenti dall’azienda ferroviaria, le soppressioni e le limitazioni di percorso sono tali da rendere il servizio precario, a dispetto delle risorse impiegate da Regione Lombardia sia per la riapertura che per la gestione della linea.

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Ed è proprio alla Regione Lombardia, azionista di maggioranza di Trenord che spetta l’onere di risolvere la crisi di Trenord, partecipata al 50% da Trenitalia. Si è letto ultimamente della proposta di Trenitalia, cioè le Ferrovie dello Stato, di diventare l’azionista al 51%, aumentando quindi di un uno per cento la propria quota societaria ma diventando di fatto il nuovo padrone di Trenord. Questo avverebbe in cambio di una risoluzione in tempi brevi delle carenze di personale, il cui organico è sceso ormai a livelli troppo bassi per il normale esercizio e che peraltro è stato uno dei punti cardine grazie alle quali il management di Trenord ha conseguito comunque un sostanzioso utile di esercizio, molto pubblicizzato tempo fa e che non ha certo consolato i pendolari dei disagi subiti.

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Questa proposta del 51% di Trenitalia si accompagnerebbe anche a un intervento sui treni, obiettivo che potrebbe essere attuabile sulla falsariga dei carrarmati di Mussolini, semplicemente spostando treni più recenti da altre regioni, operazione chiaramente non fattibile da Trenord. È invece importante evidenziare come sul tema del materiale rotabile, sotto la presidenza di Roberto Maroni, la Regione Lombardia ha già dato il via a un piano di rinnovo dei treni che ovviamente darà benefici fra qualche tempo, non potendo comprare treni al supermercato ma dovendo attendere i tempi di gare d’appalto e della costruzione dei convogli. In definitiva l’offerta di Trenitalia va valutata con estrema attenzione e in tutti i suoi risvolti, facendola comunque precedere da un cambio di gestione di Trenord, possibile sin quando la Regione manterrà l’attuale gestione 50/50 della società mista.

Infine la vicenda va vista anche in chiave politica, poiché appare evidente come la sostanziale cessione di Trenord a Trenitalia sancirebbe di fatto il fallimento della gestione autonoma da parte della prima regione del Paese da parte di una forza politica come la Lega che fa dell’autonomia un punto di merito, ritornando di fatto a una gestione romanocentrica del servizio ferroviario regionale. E questa gestione di Trenitalia, anche a giudicare da quanto accade in casi analoghi nel resto d’Italia, porterebbe secondo molti a privilegiare poche linee redditizie, chiudendo linee secondarie intere, previo il consueto copione di riduzioni dei servizi e sostituzioni con lenti autobus che di fatto svuoterebbero le linee della loro vera risorsa, leggasi i lombardi che le utilizzano per studio o lavoro.