Tangenti per l’urbanistica a Carate, nove mesi in Cassazione ad Antonino Brambilla

Dalla Cassazione una pena a nove mesi per corruzione ad Antonino Brambilla per l’accusa di corruzione in ambito urbanistico a Carate Brianza.
Processo Carate nel 2015: Antonino Brambilla durante una udienza
Processo Carate nel 2015: Antonino Brambilla durante una udienza Fabrizio Radaelli

Si chiude con una pena concordata a nove mesi per corruzione la controversa vicenda giudiziaria di Antonino Brambilla relativa al processo “Carate Nostra”, nato da un giro di tangenti pagate per “aggiustare” il piano di governo del territorio a beneficio dei privati. Brambilla, noto avvocato esperto di materia urbanistica, è stato consigliere comunale a Carate, assessore a Desio e vicepresidente della provincia di Monza e Brianza, sempre per il centrodestra.

La Cassazione, relativamente al processo ‘Carate Nostra’, aveva deciso di rimandare gli atti del procedimento alla corte d’appello per celebrare un ‘processo bis’. I reati riguardano i cambi di destinazione d’uso per rendere edificabili i terreni poi venduti per la realizzazione di una struttura commerciale, a Carate Brianza, da Paolo Vivacqua, il rottamaio siciliano ucciso a colpi di pistola nel suo ufficio di Desio, nel novembre 2011. Nei giorni scorsi, però, è arrivata la decisione di concordare la pena. Secondo quanto riferito dalla difesa di Brambilla, rappresentata dall’avvocato Luca Ponzoni, si è trattato di una “scelta sofferta”, ma dettata dall’esigenza di evitare “una più ingiusta carcerazione”, dovuta all’introduzione delle norme restrittive della cosidetta legge “spazzacorrotti”.

A carico di Brambilla pesa un’altra condanna definitiva per altri fatti di corruzione maturati sulle vicende urbanistiche di Desio, nelle quali si è trovato coinvolto con l’ex politico di centrodestra Massimo Ponzoni. Fatti, questi ultimi, per i quali Brambilla ha già scontato un periodo di reclusione pari a 10 mesi, tra carcere e soprattutto arresti domiciliari. Per ‘Carate Nostra’, Brambilla era stato condannato in primo grado, ma assolto in appello. Infine la Cassazione aveva riaperto la questione. Sempre per Carate Nostra, avevano patteggiato altri personaggi, tra imprenditori e politici locali, mentre altri ancora (gli imprenditori Giorgio Giussani e Walter Longoni) sono stati definitivamente assolti.