Swissleaks, il nome di Civati nella Lista Falciani: «Cosa ci fa lì? Un conto aperto da mio padre»

Nella lista Falciani c’è anche Pippo Civati. Lo dice il settimanale l’Espresso nel servizio che anticipa la pubblicazione dell’inchiesta “Swissleaks” sui conti nella banca svizzera Hsbc. Il monzese del Pd spiega tutto in un post sul suo blog.
Swissleaks, il nome di Civati nella Lista Falciani: «Cosa ci fa lì? Un conto aperto da mio padre»

Nella lista Falciani c’è anche Pippo Civati. Lo dice il settimanale l’Espresso nell’articolo “Quei politici nella lista Falciani, da Pippo Civati al renziano Serra”. Il nome del monzese del Pd è nell’elenco dei beneficiari di conti nella banca svizzera Hsbc al centro dell’inchiesta Swissleaks, il risultato di oltre otto mesi di indagini di un network mondiale di giornalisti su denaro depositato in Svizzera.


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«Nella lista Falciani spuntano due parlamentari italiani, con posizioni bancarie molto diverse. E qualche uomo d’affari vicino alla politica – scrive l’Espresso online anticipando il giornale in edicola il 13 febbraio – Oltre ai vip, la lista comprende centinaia di imprenditori, dirigenti d’azienda, stelle dello spettacolo e professionisti di rango, ma anche commercianti, casalinghe e piccoli artigiani sconosciuti alle cronache (…) Il parlamentare del Pd Giuseppe Civati, già candidato alla segreteria del partito, viene invece collegato a un deposito con soli 6.589 dollari di cui è titolare suo padre Roberto, classe 1943, in passato amministratore di aziende importanti».

Gli italiani riconducibili ai quei conti (come beneficiari, cointestatari o procuratori dei conti) sono 7.499 e avevano depositi per un totale di 7 miliardi e 452 milioni di dollari, puntualizza l’Espresso.

«Che cosa ci fa il mio nome?» si chiede Civati in un post pubblicato su Ciwati.it (vai al blog) nella mattina del 12 febbraio. Si fa la domanda e dà anche la risposta.

«l’Espresso, nel corso del lavoro giornalistico che riguarda Swissleaks, mi comunica che nella lista Falciani compare il nome di mio padre in relazione a un conto corrente presso la banca Hsbc – scrive il politico monzese – Il motivo per cui compare anche il mio nome dipende unicamente dal fatto che mio padre ha aperto quel conto nel 1994 (quando avevo diciannove anni) indicandomi come procuratore, insieme a mia madre (in quanto eredi, per il caso in cui fosse mancato)».

E poi: «Di tutta questa storia non avevo alcuna informazione e quanto ho ricostruito dopo la telefonata del giornalista Paolo Biondani de l’Espresso è che: il conto non ha mai superato i 10.000 euro, si è estinto nel 2011 (essendosi azzerato a causa delle spese di tenuta) e non risulta su di esso alcuna movimentazione. Preciso che non ho mai fruito di quei capitali e non ho mai avuto concretamente accesso al conto. Prima notizia, quindi: non ho soldi in Svizzera e non ne ho mai portati, né prelevati. Quanto al conto e al deposito di quei capitali, non c’è stato alcun elemento di illegalità: tutta la situazione è stata, peraltro, verificata in occasione del verbale della Guardia di Finanza redatto in contraddittorio con mio padre, sulla base delle stesse informazioni qui riportate (ho mostrato tale verbale, che risale al 2011, al giornalista de l’Espresso). Nulla di contestato, nulla di scudato, insomma».

«La domanda che compare nel titolo sono stato il primo a farmela: da anni impegnato nelle battaglie contro l’evasione, il riciclaggio e i paradisi fiscali, è per me insopportabile vedere il mio nome accostato a persone e comportamenti con cui né io né la mia famiglia abbiamo avuto a che fare – conclude – La domanda, invece, «perché in quella banca?», trova presto risposta: mio padre, amministratore delegato di un gruppo multinazionale che intratteneva rapporti con istituti bancari di vari paesi, ne aveva, tra gli altri operatori finanziari, anche con Hsbc, presso la quale fu aperto un conto regolarmente dichiarato nel bilancio della società (tutto trasparente, quindi). Presso la stessa banca aprì anche il suo, con la cifra indicata qui sopra».