Svolta nelle indagini per l’omicidio di Muggiò: un arresto in Sicilia per la morte di Astrit Lamaj, ucciso e murato

All’alba di martedì 13 ottobre, i Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Monza e Caltanissetta hanno arrestato in Sicilia un uomo di 45 anni ritenuto il responsabile dell’omicidio volontario di Astrit Lamaj ucciso a Muggiò nel 2013.
Senago il ritrovamento del cadavere murato
Senago il ritrovamento del cadavere murato Fabrizio Radaelli

Svolta nelle indagini per l’omicidio di Muggiò: all’alba di martedì 13 ottobre, i Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Monza e Caltanissetta hanno arrestato in Sicilia un uomo di 45 anni, già agli arresti domiciliari, ritenuto il responsabile dell’omicidio volontario di Lamaj Astrit, ucciso a Muggiò nel 2013 e ritrovato nel 2019 murato in un pozzo adiacente un appartamento in ristrutturazione a Senago.

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L’uomo è gia agli arresti con la imputazione contestata di aver fatto parte dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra” della “famiglia di Riesi”.

Lamaj, cittadino albanese di 41 anni, era scomparso nel gennaio 2013 da Genova. Secondo quanto ricostruito sembra che a commissionare l’omicidio sia stata una donna di 64 anni, commerciante di gioielli che, all’epoca dei fatti era stata derubata e lasciata dalla vittima, con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale. Oltre alla donna, all’epoca erano stati fermati altri tre uomini, tutti italiani, con l’accusa di aver ucciso la vittima, murandola in un pozzo artesiano. Gli arrestati erano tutti risultati legati alla criminalità organizzata: la donna era stata fermata vicino all’aeroporto di Genova.

La svolta nelle indagini è stata possibile solo grazie alle dichiarazioni di un pentito nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta: senza il suo contributo probabilmente non sarebbe mai stato individuato il pozzo artesiano né trovati i resti della vittima.

L’arrestato è stato indicato come affiliato dallo stesso collaboratore di giustizia. Al momento dell’arrivo dei carabinieri si trovava a casa, agli arresti domiciliari. Era riuscito a crearsi un alibi già il giorno dell’omicidio, fornendo all’ignaro socio in affari una motivazione – poi risultata falsa – per essersi allontanato da una rivendita di ricambi per autovetture dove lavorava: aveva raccontato di dover andare con urgenza in un ufficio postale in orario compatibile con l’omicidio.