Sicurezza: la chiamata muta al 112 per difendersi da pericoli e truffatori

In una serata a Triante, a Monza, i carabinieri hanno spiegato l’utilizzo della App del 112 Where ARE U e l’utilità della “chiamata muta”. Quella con cui in caso di emergenza si può essere geolocalizzati e ascoltati da un operatore che può far scattare un intervento.
Monza App Where are You 112: il tap a sinistra è la modalità per la chiamata muta
Monza App Where are You 112: il tap a sinistra è la modalità per la chiamata muta

Il caldo, i figli che vanno in vacanza. Ma i truffatori no. Antenne dritte, dunque. E il telefono a portata di mano per chiamare, nel caso, il 112, il numero delle emergenze. Numero che, come spiegato nei giorni scorsi al centro civico di Triante a Monza, teatro dell’incontro pubblico “Truffe agli anziani: i consigli dell’Arma“, ha… un’arma in più. Basta un telefonino: scaricando l’applicazione (magari facendosi dare una mano dai figli) 112 Where ARE U è possibile sì chiamare il 112 con l’immediata geolocalizzazione (quindi le forze dell’ordine sanno precisamente il punto dal quale è partita la chiamata senza doverlo specificare), ma anche effettuare una “chiamata muta”.

LEGGI “Where are u” in caso di emergenza: la chiamata al 112 è sempre più precisa – VIDEO (novembre 2015)

Cioè? Mettiamo che la vittima sia in grave pericolo, tema una reazione del truffatore (o del malintenzionato che sia): ebbene, è sufficiente avviare l’applicazione sul telefonino e l’operatore della Centrale operativa del 112 può ascoltare cosa sta accadendo in tempo reale e, nel caso, far scattare un intervento. Ciò senza che il truffatore si accorga che la vittima abbia chiamato i soccorsi.

A spiegarlo è stato il sottotenente del comando provinciale dei Carabinieri di Monza Massimo Polinori che ha anche mostrato, con l’aiuto di video delle forze dell’ordine, come solitamente agiscono i truffatori e quindi come evitarli.

La parola d’ordine dei truffatori è “finto”: c’è il finto tecnico del gas o dell’acquedotto che simula un imminente situazione pericolosa che potrebbe danneggiare persone e cose (in particolare denaro e gioielli…), il finto agente della polizia locale o il finto carabiniere che con la scusa di non meglio precisati controlli derubano il malcapitato.

E per quest’ultima situazione Polinori è stato perentorio invitando a fare caso ai particolari: un carabiniere, ad esempio, indossa la divisa completa di bandoliera (la cintura a tracolla) e ha scarpe di cuoio nere. E soprattutto non chiede mai denaro.

Nel dubbio la regola è sempre la medesima: chiamare il 112 evitando in ogni caso di fare da sè. Non reagire né inseguire il truffatore o il ladro: il rischio per la propria incolumità è molto elevato.

È invece doveroso, questo sì, andare subito in una caserma dell’Arma o in questura a denunciare senza timori. Tutti possono incappare in una truffa, non significa essere ingenui o, peggio, stupidi. Chi raggira è spesso in “professionista” che non lascia nulla al caso e studia tutto a tavolino.