Sexgate padano di Seregno: cadono tutte le accuse contro Luca Talice

Il leghista ex assessore provinciale Luca Talice era stato accusato di violenza sessuale e atti osceni. Nel 2013 era stato assolto a Monza. Ora la procura generale ha rinunciato a ricorrere in appello: cadono tutte le accuse.
Luca Talice
Luca Talice Fabrizio Radaelli

Cadono definitivamente le accuse del “sex gate padano” che hanno coinvolto Luca Talice, ex consigliere della Lega a Seregno, finito sotto accusa per presunti reati di violenza sessuale e atti osceni nei confronti di due membri dei Giovani Padani. La procura generale ha rinunciato all’appello contro Talice, difeso dagli avvocati Luigi Peronetti e Francesca Crippa, sancendo di fatto la fine della vicenda giudiziaria che travolse la Lega in Brianza.

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Nel 2013, Luca Talice era stato assolto dai giudici di Monza “perché il fatto non sussiste”. La contestazione più grave riguardava presunte pressioni psicologiche sui due giovani leghisti, esercitate per intrattenere rapporti intimi. La procura brianzola aveva poi presentato ricorso per il solo reato di atti osceni per la presunta vicenda degli atti sessuali con la giovane leghista di Seregno nella cabina delle fototessere del Comune seregnese. Addebiti sempre respinti da Talice e dai suoi avvocati, secondo cui l’assoluzione era con formula piena, perché era stato dimostrato che la ricostruzione fatta dalla denunciante non risultava credibile.

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In più, nel frattempo, quello di atti osceni in luogo pubblico non è più ritenuto dalla legge un reato penale, mentre anche l’eventuale sanzione amministrativa prevista era a rischio prescrizione. A passare un colpo di spugna sull’intera vicenda ci ha pensato però la procura generale in Corte d’Appello, a Milano, che ha prima chiesto la improcedibilità per depenalizzazione e poi ha rinunciato del tutto all’appello nei confronti dell’imputato. «Sono contento che dopo 6 anni sia tutto finito» ha dichiarato Luca Talice, che ha sempre denunciato di essere stato vittima di un complotto ordito da alcuni politici seregnesi per far fuori l’ex assessore provinciale perché si opponeva al Piano di governo del territorio.