Seregno piange Nicolò Grillo, morto dopo un incidente in moto in Val Camonica

Non ce l’ha fatta Nicolò Grillo, il 26enne di Seregno che domenica pomeriggio era rimasto vittima di un grave incidente in moto a Corteno Golgi in alta Val Camonica.
Nicolò Grillo
Nicolò Grillo

Sagrato e piazzale della basilica San Giuseppe occupati interamente. Persone in piedi e moto radunate sotto il sole. «Mamma, ci sono i palloncini» si meraviglia una bambina a passeggio per il centro di Seregno. Sono bianchi e azzurri, e aspettano di essere liberati in cielo. Non è una festa, ma lei è troppo piccola per capirlo, e Nicolò Grillo era troppo giovane per morire lo scorso martedì 11 maggio all’ospedale di Sondrio, rimasto vittima di un incidente in moto a Corteno Golgi, alta Val Camonica, in una domenica 9 maggio che è anche festa della mamma. Aveva 27 anni, lavorava in Fineco Bank, stava raggiungendo l’Aprica insieme ad altri centauri, poi la caduta, forse nel tentativo di evitare l’impatto con un’auto, quindi il trasporto in eliambulanza a Sondrio e le ultime ore disperate.

«Ciao Nico» c’è scritto ora sulle targhe delle moto pronte all’ultimo rombo, che è l’omaggio a un amico, l’addio a un compagno di viaggio, un «picchetto» d’onore, un modo per dirgli «grazie» per esserci stato. Non è una festa, si piange anche fuori dalla basilica, dove la voce di don Samuele Marelli giunge dagli altoparlanti: «Le parole non servono, il silenzio è mille volte più potente, squarcia e lascia tutto aperto». Forse. Sul piazzale si attende l’uscita del feretro, c’è voglia di fare rumore, casino proprio, «perché Nico deve sentire». Bisogna aspettare ancora, un amico ha scritto una lettera che legge tra i singhiozzi: «Hai sempre fatto la differenza, in tutto, eri ossigeno, ricordo che volevamo diventare ricchi e andare in pensione a 45 anni. Sarebbe stato meglio restare poveri ma invecchiare insieme».

Intanto c’è chi, altrove, può tornare a vivere: ad affermarlo è il presidente dell’Aido di Monza e Brianza, Antonio Topputo, grato alla famiglia Grillo per avere acconsentito alla donazione degli organi: «Grazie a Nicolò stanno già vivendo cinque persone». Lacrime e applausi. La messa è finita, il feretro lascia la chiesa e raggiunge l’esterno, le moto si accendono, qualcuno partecipa al dolore dalle finestre, i genitori fanno i conti con la realtà, ora che il carro funebre è pronto a partire. «Ti ricorderò con la felicità negli occhi, da eterno adolescente» scrive la sorella Alice. Il rombo dei motori è sempre più forte, ci si abbraccia, altri si siedono privi di forze, i palloncini prendono il volo accompagnati da una «N». Come Nico, ma anche come Nessuno vuole andare via. Il piazzale non si svuota: Nicolò ha fatto il pieno nei cuori di molta gente. Chi firma si ricorda di lui all’oratorio feriale al San Rocco. «Eravamo nei blu, o forse nei rossi. Ti sia lieve la terra» sussurrano gli amici.