Seregno: il reparto di riabilitazione cardiologica intitolato al dottor Norman Jones

Emozione nella mattina di giovedì all’ospedale Trabattoni-Ronzoni di Seregno: il reparto di cardioriabilitazione è stato intitolato al dottor Norman Kenneth Jones, scomparso nel marzo 2020 a causa del Covid-19, che per più di dieci anni l’ha guidato come primario. Aveva lavorato anche a Giussano e Carate Brianza.
I familiari di Norman Jones nel reparto di cardiologia intitolato al loro congiunto
I familiari di Norman Jones nel reparto di cardiologia intitolato al loro congiunto Paolo Volonterio

All’ospedale Trabattoni-Ronzoni, nella mattinata di giovedì 23 settembre, il reparto di cardioriabilitazione è stato intitolato al dottor Norman Kenneth Jones, scomparso nel marzo 2020 a causa del Covid-19, e che dal 2005 al 2017 ha ricoperto il ruolo di primario della struttura. Jones prima di approdare in via Verdi era stato dirigente cardiologico dell’ospedale Borella di Giussano e, prima ancora, specialista nella struttura dell’ospedale di Carate Brianza.

LEGGI La comunicazione dell’intitolazione a Norman Jones

Norman Jones, era nato nel 1947 a Swansea in Galles, da padre gallese e madre friulana. Trasferitosi in Italia con la famiglia, si era iscritto alla facoltà di medicina dell’università degli studi di Milano, dove si era laureato nel 1973 specializzandosi poi in cardiologia.

Alla cerimonia era presente, la moglie Gemma coi figli Raffaella e Davide, oltre a Marco Trivelli, direttore generale dell’Asst Brianza, all’assessore ai Servizi sociali, Laura Capelli e a un folto gruppo di medici ed infermieri del nosocomio, unitamente a tanti pazienti che ha avuto in cura ed estimatori.
Trivelli nel suo intervento ha sottolineato che il centro di riabilitazione di via Verdi è l’unico in tutta la Brianza e deve essere potenziato per essere un’eccellenza.

Seregno: il reparto di riabilitazione cardiologica intitolato al dottor Norman Jones
I presenti alla cerimonia di ricordo di Norma Jones (foto Volonterio)

In precedenza la figlia Raffaella aveva ricordato, tra l’altro: “Mio padre era un uomo pacato, razionale, mai impulsivo, Aveva una grandissima dote, l’ascolto e, a volte, i suoi silenzi parlavano più di mille discorsi. Ha vissuto il suo lavoro come una missione, portando sempre molto rispetto per la sofferenza altrui. È stato un professionista esemplare, tanto devoto al suo lavoro da dover scindere il ruolo di medico da quello di genitore, anche nelle situazioni più serie, e per questa intransigente professionalità è stato così amato dai suoi pazienti e colleghi, nel corso degli anni. Dietro al camice si nascondeva un uomo molto umano, sensibile a volte anche fragile. Affrontava qualsiasi situazione con il sorriso e ripeteva di non infilare la testa sotto la sabbia per nascondersi, come fanno gli struzzi. Come famiglia crediamo che questo sia stato l’insegnamento più grande che ci ha lasciato in eredità. Amava la vita. L’ha vissuta nel miglior modo possibile, senza rimpianto, cercando di non sprecare nulla di quello che gli era stato donato e che aveva duramente guadagnato”.

La sua più stretta collaboratrice, la dottoressa Mariangela Perego: “Ho trascorso al suo fianco ben 37 anni, dalla medicina all’ospedale di Giussano, al presidio di cardiologia di cui è stato fondatore, fino alla riabilitazione a Seregno. Sono stati anni di intenso lavoro, ma anche di entusiasmo nel creare dal nulla un reparto specialistico cardiologico, ponendo attenzione alla formazione del personale medico e infermieristico. L’obiettivo di Norman era che tutti conoscessero i fondamenti della professione. Crediamo che la forza del gruppo di lavoro creato da lui sia anche stato il clima familiare che ci ha consentito di superare molti momenti di difficoltà. I suoi insegnamenti e l’esempio sono stati così incisivi e solidi da permetterci di continuare a lavorare in maniera ottimale anche dopo il suo pensionamento”.

“ La sua frase più frequente era “ragazzi si fa quello che c’è da fare” – ha detto Antonella Merlo, coordinatrice infermieristica – e trovava sempre il tempo e il modo di allungarti una mano nei momenti di difficoltà”.