Seregno, dopo gli arresti l’appello di Libera. «Per liberarsi dalla mafia non basta la magistratura»

I coordinatori di Monza Brianza e Como dell’associazione Libera scrivono una lettera aperta ai territori nella quale invitano le istituzioni a diventare protagoniste nella lotta alla ’ndrangheta senza lasciare che se ne occupi solamente la magistratura
Operazione freccia
Operazione freccia Roberto Magnani

Ventidue arresti e un giro d’affari su più fronti legato alla famiglia Cristello. L’ennesima indagine sulla ’ndrangheta in Brianza ha suscitato, però, una riflessione più ampia sulla presenza della criminalità organizzata sul territorio. Ne sono autori Stefano Tosetti e Valerio D’Ippolito, rispettivamente coordinatori di Libera di Como e Monza Brianza. Sono loro gli estensori di una lettera aperta nella quale chiedono che l’impegno di combattere la ’ndrangheta non sia solo un compito lasciato alla magistratura.

Dopo l’ennesima ondata di arresti operata dalla magistratura nei giorni scorsi, che ha investito in pieno il territorio delle nostre due province di Como e di Monza-Brianza, dove si sono registrati i 3/4 del totale degli arresti, crediamo sia arrivato il momento di rendersi definitivamente conto che una efficace azione di contrasto alla presenza delle mafie nei nostri territori non può limitarsi al solo impegno, pur preziosissimo e meritorio, di magistratura e forze dell’ordine.

«Nel territorio tra Monza e Como -spiegano- si segnala la presenza di quasi il 50% del totale delle cosi dette “locali di ’ndrangheta” (le unità criminali territoriali “autorizzate” ad agire, ognuna con una consistenza media che va dalle 40 alle 50 persone) censite in Lombardia: 8 locali su un totale lombardo di 18!». Un insediamento che riguarda soprattutto le città di provincia e non quelle capoluogo, che peraltro non restano escluse dal problema.

La lettera sottolinea due aspetti. Da una parte la conferma che gli esponenti della ’ndrangheta trovano ampia disponibilità nei settori dell’economia: dalla soluzione delle controversie tra imprenditori, al recupero crediti, dai servizi di sicurezza nelle discoteche e nei locali notturni alla ristorazione. ai bar, alle attività legate all’usura, nonchè nel campo della droga

«Dall’altro lato la consapevolezza che tutto quello che è emerso da questa indagine si è svolto nei mesi ed anni scorsi, precedenti al contesto del COVID-19 e all’attuale situazione economico-lavorativa che oggi abbiamo davanti»

Per questo le istituzioni devono diventare protagoniste e non lasciare che ci pensi solo la magistratura: « È necessario che, una volta per tutte, si metta a punto una strategia complessiva e trasversale di contrasto, a supporto dell’attività della magistratura e delle forze dell’ordine, di strumenti di ascolto e osservazione della nostra società, costruendo sedi stabili di concertazione e coordinamento tra le istituzioni e amministrazioni che a vario titolo e con diverse funzioni operano nel territorio, a cominciare dalla condivisione dei dati e delle informazioni che ognuna di loro possiede nei propri archivi o che raccoglie nella propria attività».

Un lavoro che coinvolge tutti gli attori del territorio anche legati alle imprese e alle professioni. E che riguarda anche le associazioni che sono impegnate su questo fronte, invitate a fare rete.

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