Seregno: bar “chiusi per mafia”, esplode la polemica tra sindaco e senatrice Ricchiuti

Dopo la vicenda dei due bar chiusi dalla prefettura la senatrice del Pd aveva chiesto al ministro di valutare addirittura lo scioglimento del consiglio comunale. Il sindaco Mazza l’ha accusata di «mancanza di onestà intellettuale» e la parlamentare gli ha risposto per le rime
Seregno - La gente in piazza Vittorio Veneto nel corso del flash mob contro la mafia
Seregno – La gente in piazza Vittorio Veneto nel corso del flash mob contro la mafia Paolo Colzani

Battaglia senza esclusione di colpi tra la senatrice del Pd Lucrezia Ricchiuti e il sindaco di Seregno Edoardo Mazza . La parlamentare, dopo la chiusura disposta dal prefetto di due bar di Seregno ritenuti frequentati da soggetti legati alla ’ndrangheta, si è rivolta al ministro dell’Interno Angelino Alfano chiedendo, riferendosi in particolare alla chiusura del bar Tripodi, di sapere «se il Ministro in indirizzo non intenda assumere informazioni dal prefetto di Monza, in ordine ai presupposti per l’invio di una commissione d’accesso, ai sensi dell’articolo 143 del testo unico degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, ai fini dell’accertamento dei collegamenti diretti e indiretti con la mafia ed eventualmente allo scopo di proporre al Consiglio dei ministri lo scioglimento del Consiglio comunale.

Una ipotesi che ha fatto andare su tutte le furie il primo cittadino di Seregno, che ha risposto per le rime: «L’opposizione, ancora una volta, stravolge la realtà. E la Senatrice Lucrezia Ricchiuti non ha perso occasione per dimostrare una totale mancanza di onestà intellettuale. Sulla vicenda dei bar la senatrice Ricchiuti – prosegue il Sindaco – sta tentando, in maniera maldestra, di trasformare un caso di positiva collaborazione tra istituzioni, Magistratura, Prefettura, Carabinieri e Amministrazione comunale, in una strumentalizzazione politica per mere finalità elettorali. La senatrice del Pd sa bene che la sua richiesta è priva di fondamento, ma, incurante dello sperpero di risorse pubbliche, prosegue irresponsabilmente la propria battaglia politica».

Poi ha aggiunto: «Siamo stanchi delle chiacchiere di certi esponenti del Pd. Noi la mafia la combattiamo sul campo. Nel 2009 con «Star Wars», la prima operazione contro la ‘ndrangheta in Brianza, l’Amministrazione di centro destra aveva preso un impegno preciso con i concittadini: essere presente come parte civile in ogni processo contro i boss. E così è stato. In quattro anni il Comune di Seregno si è costituito parte civile in sei processi contro clan della ‘ndrangheta nell’ambito delle operazioni «Star Wars» e «Infinito». E la mafia è stata condannata a pagare. Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo fatto anche “educazione alla legalità”: abbiamo portato i magistrati del Tribunale di Monza a parlare di legalità a centinaia di studenti e abbiamo accompagnato gli studenti a conoscere le forze dell’ordine del nostro territorio. Noi siamo l’antimafia dei fatti. Altri delle parole».

Una presa di posizione che si è meritata la risposta altrettanto dura della senatrice: «Se non fossero preoccupanti sarebbero solo penose le considerazioni del sindaco Mazza -spiega la Ricchiuti- Il sindaco accusa me e il Partito democratico di Seregno di fraintendere o di modificare la realtà quando lui vive una separazione dai fatti e dai cittadini. Era presente quando l’ex sindaco e suo sodale Giacinto Mariani ha augurato la morte ai giornalisti di infonodo.it e ha taciuto; Mariani vive nello stesso palazzo e frequenta il bar chiuso per ‘ndrangheta e Mazza ha taciuto; Mariani ha più volte affermato che i Tripodi sono una famiglia di Seregno come tutte le altre e Mazza ha taciuto; è stato calato un lenzuolo di solidarietà ai Tripodi (e non alle vittime delle mafie) e Mazza ha taciuto. Prende la parola solo per replicare a un legittimo atto parlamentare e per mostrare al mondo che non conosce la grammatica amministrativa e procedurale. Chiama collaborazione con le autorità quello che nella procedura penale si chiama ordine di esibizione (come ha ben chiarito la procura della Repubblica di Monza che sta indagando su Seregno). E chiama “antimafia delle parole” quelli che a tutti sembrano concreti fatti che per l’art. 143 del testo unico sugli enti locali del 2000 potrebbero ben rivelarsi collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata».

«Forse era meglio che Mazza continuasse a tacere -ha poi concluso la senatrice- Domenica 13 marzo parleranno in piazza i cittadini»