Scuola, vaccini obbligatori: 17 bambini a rischio esclusione dagli asili a Monza

Sono 17 i bambini fino a sei anni iscritti ai nidi e alle materne di Monza che non hanno effettuato le vaccinazioni obbligatorie né sono in attesa di un appuntamento per recuperare il ritardo. Nei prossimi giorni saranno contattati dall’Ats.
Monza Asilo Nido
Monza Asilo Nido Fabrizio Radaelli

I no vax, dati alla mano, fanno pochi proseliti a Monza: sono 17 i bambini fino a sei anni iscritti ai nidi e alle materne che non hanno effettuato le vaccinazioni obbligatorie né sono in attesa di un appuntamento per recuperare il ritardo. Nei prossimi giorni, fanno sapere dall’Ats, le famiglie saranno contattate e sarà proposto loro l’avvio dell’iter per la somministrazione dei vaccini. Se i genitori rifiuteranno di intraprendere il percorso indicato, i piccoli saranno allontanati dalle classi.

La percentuale di alunni non coperti da rischi di contagio, complice la normativa introdotta nel pieno dell’estate, è di parecchio inferiore allo 0,5% se si considera che le strutture comunali, statali, paritarie e convenzionate accolgono circa 4.500 iscritti. Dei 17 bambini non in regola nessuno frequenta i nidi comunali e la materna Pianeta Azzurro.
«A Monza – commenta l’assessore all’Istruzione Pier Franco Maffè – la situazione è buona: in città non si sono verificati casi, come quelli segnalati a Milano, di famiglie che non hanno portato in classe i bambini già iscritti». Negli asili del capoluogo lombardo, infatti, il primo settembre mancavano all’appello circa 200 piccoli che, presumibilmente, non sono stati vaccinati e i cui genitori non intendono adempiere all’obbligo. Per loro, a breve, dovrebbe scattare l’esclusione e i loro posti dovrebbero essere assegnati ad altri.

La situazione potrebbe presentarsi più complessa tra gli alunni delle elementari e delle medie: tra i più grandi, secondo i dati diffusi dal Pirellone, nei mesi scorsi nel bacino dell’ospedale San Gerardo la percentuale di non vaccinati superava il 7% a fronte di una media regionale di poco più del 5%.

Chi ha dovuto fare i conti con la nuova legge sono gli uffici amministrativi delle scuole: un lavoro complesso, che ha richiesto tempo alle segreterie didattiche, come spiega Anna Cavenaghi, dirigente del comprensivo di via Correggio: «La tempistica era troppo serrata, con l’inizio delle attività all’infanzia il 5 settembre e la consegna della documentazione il 10 è stata una corsa contro il tempo. Con i colleghi abbiamo condiviso un modulo simile da inviare all’Ats in cui sono state indicate le situazioni dei bambini. Per fortuna i genitori sono stati attenti e collaborativi, in particolare gli stranieri che si sono anche aiutati tra loro anche per la traduzione dei documenti in loro possesso. I nostri bambini sono regolarmente in aula, nessuno è stato respinto».

I dirigenti tra loro hanno cercato di fare rete visto che, come hanno detto in molti, non hanno avuto il supporto sperato.

«Dall’Ats non abbiamo ricevuto nulla, né circolari né comunicazioni – dice Cavenaghi – Ci siamo arrangiati, anche l’amministrazione ci ha solo indicato gli indirizzi mail a cui inviare la documentazione. Come sempre le scuole devono rincorrere tutto, ogni responsabilità viene scaricata sulla segreteria che si è trovata a dover gestire non solo la quotidianità ma anche la questione vaccini. La scuola non può essere sempre il cuscinetto di tutto e tutti».
Concorda sul sovraccarico di lavoro per le segreterie anche Laura Veraldi, vicaria al comprensivo Salvo d’Acquisto: «È stato un investimento di ore e tempo notevole, se l’Ats ci avesse inviato gli elenchi dei bambini sprovvisti di vaccini sarebbe stato più semplice, invece abbiamo dovuto controllare ogni singolo alunno. Nei primi giorni una trentina di famiglie non erano in regola ma si sono tutti sistemati immediatamente, abbiamo pochi bambini che sono in attesa delle ultime certificazioni».

Anche per le paritarie è stata una lotta contro il tempo ma, con l’ausilio delle tecnologie hanno sbrigato con celerità le pratiche. «Noi abbiamo pochi bambini e quindi comunicare con le famiglie e verificare la situazione è stato semplice- conclude Vincenzo Di Rienzo, dirigente al comprensivo del Preziosissimo Sangue – Usando poi le mail le famiglie non hanno avuto nemmeno problemi per portare tutto personalmente».