Sciopero per il clima, chi sono gli studenti di Monza e Brianza per i Fridays for future: «Ragazzi, non esiste un altro pianeta»

LEGGI Lo sciopero - L’editoriale - VIDEO Che ne pensano i monzesi - Gli studenti alla base dell’organizzazione dello sciopero globale per il clima a Monza, “Fridays for future” per combattere i cambiamenti climatici: chi sono, cosa pensano. E perché lo fanno.
Monza Preparativi manifestazione ecologia
Monza Preparativi manifestazione ecologia Fabrizio Radaelli

«Tra pochi anni il danno sarà irreparabile: non dobbiamo abusare dell’ambiente. Vorrei che tutti ne fossero consapevoli». C’era anche Eleonora Porcu, 16 anni, studentessa del liceo artistico Nanni Valentini, alla riunione preparativa di Fridays for Future, i “venerdì per il futuro”, come si chiamano ormai in tutto il mondo, che venerdì 15 marzo si terrà anche a Monza.


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Gli studenti delle scuole superiori della città e della provincia si sono dati appuntamento nel pomeriggio di martedì al Nei di via Enrico da Monza per preparare la manifestazione in programma dalle 9 alle 13 in piazza Trento e Trieste. A smuovere le coscienze, a livello mondiale, è stata la sedicenne svedese Greta Thunberg, che da mesi sciopera presentandosi davanti alla sede del parlamento di Svezia per chiedere ai politici provvedimenti rapidi e seri contro i cambiamenti climatici. Da lì Parigi, Bruxelles, il parlamento europeo, riuscendo a trovare seguito.


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«I problemi ambientali sono un problema, e di tutti», ha sottolineato Valentina, 14 anni, iscritta al Mosè Bianchi, la più giovane che martedì ha preso parte alla riunione.

«C’è bisogno di un grande gruppo, domani – ha fatto eco la sedicenne Gea, iscritta al Nanni Valentini – per far vedere che siamo tutti d’accordo». «Ognuno di noi dovrebbe impegnarsi, nel quotidiano, per aiutare il pianeta – ha proseguito Eleonora – Io, ad esempio, sono iscritta alla rete Zero Waste, Zero Rifiuti, per cercare di limitare il più possibile gli scarti prodotti. Faccio un esempio: l’utilizzo di bottigliette di plastica. Ci sono compagni che le comprano tutti i giorni, quando invece si potrebbero utilizzare altri contenitori, in vetro o in metallo».

Ma c’è poi anche l’aspetto legato allo spreco del cibo: c’è chi lo butta e chi, invece, come Gea, ha imparato a usare anche quelli che molti considererebbero scarti. A proposito di cibo: «Ci sono i prodotti biologici – ha aggiunto ancora Eleonora – ma che senso ha che nei supermercati frutta e verdura vengano vendute in imballaggi di plastica, anche singolarmente: è un vero spreco».

I ragazzi presenti al Nei, martedì, si considerano delle mosche bianche: troppi loro coetanei non sono ancora abbastanza sensibilizzati, o non si interessano affatto, alle problematiche ambientali.
«Della mia classe siamo giusto un paio: gli altri non pensano al mondo che lasceranno ai loro figli», ha sottolineato Porcu. «La nostra generazione è sterile, atrofizzata – ha aggiunto Samuele, 17 anni, del Mosè Bianchi – sono pochi gli studenti che hanno voglia di combattere, di scendere in piazza, disposti a rimboccarsi le maniche per le sorti del pianeta».

Il futuro è nelle mani dei ragazzi. «Siamo noi a dover manifestare – ha continuano Eleonora – perché non esiste un nuovo pianeta. Non esiste una seconda possibilità. Se siamo qui noi oggi è anche grazie ai nostri genitori, che ci hanno insegnato, fin da piccoli, a prenderci cura dell’ambiente. Sono loro i primi ad appoggiarci e ad aver dato la loro benedizione alla nostra partecipazione allo sciopero. E speriamo che non sia, quello di domani, il primo e unico “venerdì per il futuro”: anzi, siamo sicuri che la manifestazione sarà organizzata di nuovo, e ancora».

Le ragioni per manifestare? Tante e tutte ragionevoli. Anzi, indispensabili, dicono i ragazzi che a inizio settimana si sono incontrati al Nei. Secondo Nadia Ferrazzi (rappresentante degli studenti dell’istituto Carlo Porta di Monza), non è cambiare direttamente il clima, bensì attirare l’attenzione dei governi e farsi notare, protestando contro un sistema che non funziona. Fino a oggi, la questione del cambiamento climatico è stata abbondantemente ignorata da politici e cittadini, dice: proprio per questo è importante alzare la voce e cambiare.

Quale luogo migliore se non una piazza dove riunirsi e reclamare azioni a favore dell’ambiente? È esattamente in questo spazio – aggiungono gli studenti – che hanno avuto luogo le più grandi rivoluzioni.

«Il futuro è nostro», dice Arianna Biguzzi, che frequenta il liceo Carlo Porta. «Sono gli studenti che devono cambiare il domani, perché ne saranno loro i protagonisti».

Il concetto principale della protesta si basa sugli “school strikes”, gli scioperi iniziati da Greta Thunberg in Svezia che hanno coinvolto un numero sempre maggiore di studenti in Europa e nel mondo. Perché studiare per un futuro che non esiste? Perché impegnarsi a scuola se i governi non ascoltano chi ha già fatto studi sull’ambiente?

«Molti sono indifferenti, bisogna sensibilizzare di più»: ecco le parole di Gaia Motta, studentessa dell’Ipsia Meroni di Lissone, secondo cui basterebbe un minimo sforzo da parte di ogni cittadino affinché avvenga un vero cambiamento. Anche lei, nel suo piccolo, si impegna quotidianamente: cerca di consumare solo prodotti naturali ed è vegetariana, in quanto la causa principale delle catastrofi ambientali sono gli allevamenti intensivi. Inoltre, utilizza quanto più possibile i mezzi pubblici, in casa fa attenzione alla raccolta differenziata, risparmia acqua ed energia elettrica.

Possono sembrare azioni insignificanti, ma dal momento che l’unione fa la forza, è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e agire: solo insieme – insistono gli studenti – si può fare la differenza.