Rottapharm Biotech licenzia: i sindacati accusano, l’azienda risponde

Cgil e Cisl accusano la Rottapharm Biotech di parlare di ricerca sul vaccino ma di avere aperto la procedura di licenziamento collettivo. L’azienda: i lavoratori sapevano, la ricerca segue altri modelli.
MONZA Rottapharm Madaus
MONZA Rottapharm Madaus Fabrizio Radaelli

Come farà Rottapharm Biotech a fare ricerca sul vaccino per il nuovo coronavirus se ha comunicato il 19 febbraio il licenziamento collettivo dei ricercatori? Lo chiedono i rappresentanti sindacali del territorio in una nota siglata giovedì 2 aprile.

Luisa Perego (Filctem Cgil) e Tiziano Cogliati (Femca Cisl) scrivono che “in questo momento in cui la ricerca è l’elemento fondante per assicurare il nostro domani, la scelta di licenziare questi ricercatori appare contraddittoria, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate alla stampa, dal dottor Rovati”, cioè Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico dell’azienda monzese. Per i due sindacalisti l’annuncio è “paradossale e di propaganda” e tra i problemi si conta anche una procedura che prosegue nonostante la richiesta di sospensione per l’emergenza. Per Cgil e Cisl, al momento, la trattativa “ha come presupposto un rapporto di forza totalmente sbilanciato a favore dell’azienda”.

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“Sono profondamente addolorato di apprendere questa presa di posizione da parte delle organizzazioni sindacali” ha risposto Lucio Rovati per Rottapharm Biotech, riferendo che i ricercatori sono informati da tempo della situazione finanziaria “insostenibile” in cui si trova l’azienda. “Oltre 100 milioni di euro investiti negli ultimi cinque anni senza alcun ritorno sull’investimento che ha imposto una modifica del modello operativo, annunciata da tempo. L’azienda infatti ha deciso, come tutte le analoghe organizzazioni a livello mondiale, di chiudere i laboratori e di concentrare gli sforzi nella ricerca di soluzioni innovative da parte di scienziati internazionali e università ovunque esse siano localizzate”.

Per Rottapharm Biotech, il vaccino non sarebbe comunque realizzabile nei laboratori aziendali “che non ne hanno le competenze” e quindi la società sta valutando una collaborazione con un altro centro di ricerca. “La coerenza e il rigore che mi contraddistinguono ha accompagnato anche queste mie recenti scelte, in un’ottica di totale trasparenza e correttezza”.