Rimpasto in Regione Lombardia, Fabrizio Sala vicepresidente di Maroni

VIDEO - L’ex sindaco di Misinto Fabrizio Sala è il nuovo vicepresidente della Regione Lombardia: venerdì 23 ottobre le nomine di Roberto Maroni per il rimpasto di giunta dopo l’autospensione di Mario Mantovani.
Roberto Maroni e a destra il nuovo vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala
Roberto Maroni e a destra il nuovo vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala Fabrizio Radaelli

Fabrizio Sala prende il posto di Mario Mantovani nella giunta regionale della Lombardia. Roberto Maroni venerdì 23 ottobre ha dato corso al rimpasto annunciato dopo l’arresto dell’ex vicepresidente. Al suo posto ci sarà l’ex sindaco di Misinto, Forza Italia, che non deve però rinunciare alle sue deleghe: resta titolare delle partite casa e housing sociale e internazionalizzazione delle imprese.

Gli resta, per quel che vale ancora, Expo, ma sarà il nuovo assessore Francesca Brianza ha prenderne le redini, dal momento che entra in giunta con deleghe a Post Expo, che ora conta, e Città Metropolitana. Giulio Gallera è assessore a Reddito di autonomia e Inclusione sociale, mentre Gustavo Cioppa (magistrato di Cassazione) prende è sottosegretario alla presidenza.

Cambiano invece le deleghe di Mario Melazzini e Mauro Parolini: il primo riceve quella all’Università «e il suo assessorato concentrerà le attività a sostegno della ricerca e dell’innovazione, assumendo la nuova denominazione di “Università, Ricerca e Open Innovation”» scrive il Pirellone, mentre Mauro Parolini «coordinerà le politiche a favore delle imprese nel loro complesso, assumendo la denominazione di “Assessore allo Sviluppo Economico”». La superdelega alla Sanità,m insomma, resta nelle mani di Roberto Maroni, come previsto alla vigilia: è la partita che scotta ed è uno dei cardini della legislatura, in una Regione dove la materia sanitaria assorbe l’80 per cento del bilancio.

«Si apre un momento straordinario per la Lombardia – ha detto l’assessore Sala – un momento in cui bisognerà lavorare per prolungare il successo dell’esposizione universale, concretizzando il potenziale di quelle relazioni stabilite a livello internazionali con Governi, regioni e delegazioni economiche da tutto il mondo». Poi l’annuncio che nei prossimi giorni arriverà in giunta «la legge sulla Casa, una riforma che sarà una riforma della speranza e che punterà a mettere la persona al centro piuttosto che il sistema burocratico».

«Regione Lombardia ha due nuovi assessori ma non quello più importante e necessario, vacante da agosto. Maroni è stato costretto a tenere per sé le deleghe di sanità e welfare perché non in grado di risolvere le beghe della maggioranza, in primis di Forza Italia, ora parzialmente risarcita con la vicepresidenza e con un assessorato che più che a sostenere il reddito dei lombardi serve a sostenere gli equilibri di potere»: questa la reazione del capogruppo del Pd in Regione, Enrico Brambilla, dopo l’annuncio del rimpasto.

Intanto niente scarcerazione per l’ex vicepresidente regionale Mario Mantovani, 65 anni, già assessore alla sanità nonché ex sindaco di Arconate e senatore della Repubblica. L’ex amministratore pubblico – si è nel frattempo autosospeso – accusato di corruzione, concussione aggravata e turbata libertà degli incanti deve restare recluso nel carcere di San Vittore. Così ha deciso il gip di Milano Stefania Pepe dopo che anche il pm Giovanni Polizzi aveva espresso parere negativo.

Non sarebbe stato sufficiente quanto riferito durante le sei ore di interrogatorio di garanzia di fronte al gip, al termine del quale il suo legale aveva presentato istanza di scarcerazione subordinata agli arresti domiciliari ritenendo che non sussistessero esigenze cautelari: «Visto tra l’altro che sono trascorsi 13 mesi dai fatti contestati» .

A interrogatorio terminato il legale aveva riferito: «Mantovani ha risposto a tutte le domande rivendicando il suo ruolo di politico a testa alta. Ha detto di non ho mai approfittato della sua carica per speculare sul servizio di trasporto dei malati, l’accusa che più lo fa dispiacere, e di non aver mai minacciato i vertici del Provveditorato alle Opere pubbliche per far reintegrare Bianchi». Respinta anche l’accusa di essersi fatto ristrutturare gratuitamente alcuni immobili dall’architetto Parotti per poi ricompensarlo con incarichi pubblici. «È stato pagato da società dello stesso Mantovani» – e quanto agli incarichi pubblici – «Parotti se li è trovati da solo».

Argomentazioni difensive che tuttavia, secondo il gip, sarebbero «destituite di fondamento». In particolare nella memoria difensiva, l’avvocato Roberto Lassini aveva parlato di «pagamenti eseguiti a favore di Parotti», ma il gip ribadisce quanto già scritto nell’ordinanza, cioè che questi versamenti sarebbero stati effettuati solo dopo che l’architetto è stato perquisito nell’ambito di una «strategia difensiva». «Siamo senza parole» ha replicato l’avvocato. «Noi – ha spiegato – abbiamo dato prova che il senatore ha pagato 160 mila euro a Parotti e che l’architetto aveva in uso anche dei locali nella villa di Cuggiono». La difesa ha chiarito, inoltre, che farà ricorso anche contro il provvedimento del gip depositato martedì.

Martedì mattina intanto il Pirellone ha respinto con 47 no e 31 sì la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni (Pd, Patto Civico, M5S). n