Renate chiude la “moschea”, a Carnate i musulmani trovano un nuovo spazio di preghiera

Ordinanza del sindaco di Renate per impedire l’utilizzo degli spazi di via Roma come luogo di preghiera per i musulmani e avverte: se non viene rispettata, denuncio. Intanto la comunità islamica di Carnate trova nuovi locali.
L’edificio di via Roma a Carnate
L’edificio di via Roma a Carnate Attilio Pozzi

Ordinanza anti-moschea: «Continueremo a pregare qui». La situazione non è molto diversa da quella di un anno fa, di due anni fa, e così all’indietro fino al 2000. Il comune di Renate ha emanato un’ordinanza che parla chiaro all’interno della quale si ordina «il divieto di utilizzare per finalità di culto e socioculturali, l’immobile di via Roma 16 che è invece destinato a deposito – si legge nei documenti pubblicati all’albo pretorio e indirizzati al rappresentante dell’associazione “La Pace” – e si avverte che, in caso di inosservanza, si farà denuncia all’autorità giudiziaria per applicazione delle sanzioni di legge, con particolare riferimento all’articolo 650 del codice penale».

Che, tradotto, prevede un’ammenda fino a 206 euro e l’arresto per tre mesi. «Sia chiaro che per noi non si tratta di un provvedimento politico – spiega il primo cittadino Matteo Rigamonti – piuttosto di un provvedimento che, a nostro avviso, andava fatto da tempo. C’è un locale condonato dove si può entrare trenta alla volta. «E un altro locale, sempre in via Roma 16, che invece è considerato tecnicamente un deposito e non può essere utilizzato come luogo di culto o aggregazione culturale o sociale. Ovviamente, c’è sempre da capire dove queste persone possano andare a pregare. E io, come sindaco di Renate, non posso far altro che parlare con altri sindaci per vedere di trovare una soluzione. A me non interessa essere tacciato come quello che ha chiuso una moschea. Ma mi interessa che sia rispettata la sicurezza. E se quei locali sono adibiti a magazzino, significa che non ci sono le caratteristiche tecniche perché sia invece un luogo di culto».

Il Caim (Coordinamento Associazioni Islamiche di Milano) invece insiste all’opposto. «Ovviamente impugniamo l’ordinanza – spiegano il rappresentante legale Reas Syed e il coordinatore di Caim Davide Piccardo – perché lo riteniamo un provvedimento ingiusto. Smettere oggi di utilizzare questo locale come luogo di culto significherebbe attendere per chissà quanto tempo una decisione del tribunale. Non abbiamo niente da nascondere: qui ci sono cittadini che pagano le tasse, che sono qui da più di trent’anni e che sono perfettamente integrati. «Più volte, abbiamo chiesto che ci venga indicato un posto dove pregare perché è un nostro diritto, così come indica la legge regionale numero 12. Abbiamo proposto un capannone, sempre qui a Renate, in via Cavour. Ma ci hanno detto che il Pgt non prevede una destinazione di questo tipo. E noi? Dove preghiamo?».

Dalla parte opposta della Brianza la comunità islamica di Carnate ha trovato una nuova casa. Si trova in via Papa Giovanni XXIII, accanto alla sede della Cgil, è un capannone di circa 150 metri quadrati ed è stato inaugurato lunedì (al momento di festa ha partecipato anche il sindaco Daniele Nava). Il luogo di culto dei musulmani si è dunque spostato dal tendone geodetico del centro sportivo, struttura comunale in zona stazione frequentata dagli ultimi mesi del 2014, a un immobile di proprietà privata nella zona “alta” del paese.

«È da inizio maggio che non vengono più a fare la preghiera qui» ha detto il gestore dello Sporting Carnate, Riccardo Malandrin. E in effetti la stipula di «un contratto di affitto regolare è stata definita un mesetto fa – ha detto l’imam Reda Afify, presidente dell’associazione “Centro sportivo culturale di Carnate” che ha occupato la nuova sede (e che era stata costituita ad hoc per avere accesso al tendone -. Ci sono stati alcuni lavori di sistemazione, per rendere il posto accogliente e adatto alle attività, e una settimana fa c’è stata la prima occasione di preghiera».

Interessante il modo in cui i musulmani sono entrati per la prima volta in contatto con il proprietario della struttura che ora hanno in affitto, un italiano: «Si è presentato a noi dopo l’incontro organizzato per la Giornata contro il terrorismo e la guerra, avvenuto a febbraio, e ci ha offerto il suo capannone» ha raccontato Reda. In quell’occasione si era svolto un dibattito tra don Giovanni Verderio e, appunto, l’imam Afify. Organizzatrice dell’iniziativa, l’amministrazione comunale: è forse per questo che qualche voce in paese ha affermato che «è stato il sindaco a trovare un’altra soluzione per gli islamici»? La risposta non è nota, anche perché Nava ha dato risposte molto stringate ed evasive in merito alla nuova casa dei musulmani, e ha affermato che «la preghiera la stanno ancora svolgendo al centro sportivo. Si dovranno spostare tra qualche settimana, quando là inizieranno i lavori di riqualificazione». Simile la risposta di un membro del direttivo dell’associazione, che ha addirittura confermato che «stiamo cercando un altro posto per la preghiera, più grande e adatto. Quello in via Papa Giovanni XXIII è la sede della nostra associazione, dove facciamo corsi di lingua e altre attività».

Eppure, al tendone geodetico la preghiera del venerdì è stata sospesa da qualche settimana, e l’imam Reda ha affermato che «le attività che vengono svolte nella nuova sede, per il momento, sono la scuola araba (un corso di lingua che coinvolge circa 40 bambini) e la preghiera del venerdì (che raccoglie tra le 60 e le 70 persone a settimana). Qualche volta una decina di fedeli pregano anche il sabato e la domenica. In futuro si potranno organizzare anche attività differenti, eventi e conferenze. Lo spazio che abbiamo a disposizione è un locale unico: sono stati collocati dei tappeti per la preghiera e con alcune tende si possono dividere gli spazi in base alle attività che verranno svolte. Oppure lo stesso spazio può essere usato in modo differente in base alle attività programmate».

Reda ha infine auspicato un’autentica integrazione con tutti i cittadini. Nei mesi passati, in effetti, la convivenza non è stata sempre facile. La Lega Nord era anche scesa in piazza con una petizione per chiedere trasparenza e rispetto delle regole nella concessione di spazi comunali, e per dire “no” alla moschea a Carnate.